Ogm, presto in Europa sara’ possibile dire di no. Fallito da tempo il tentativo da parte dei pro ogm di imporre con la forza ai paesi dell’Unione Europea il via libera alla coltivazione di irganismi geneticamente modificati, il Consiglio Europeo del 12 giugno ha raggiunto un accordo politico sulla bozza di direttiva elaborata dalla Commissione nel 2010. La bozza di direttiva dovra’ ora passare al baglio del Parlamento Europeo, e questo avverra’ in autunno, sotto la presidenza italiana. Ma la strada degli organismi geneticamente modificato e’ segnata.

Sostanzialmente, l’accordo prevede che l’approvazione dei singoli ogm sara’ sempre gestita centralmente dalla Ue (attraverso una valutazione tecnico-scientifica da parte dell’Efsa) ma i paesi membri avranno ora la possibilita’ di vietare la coltivazione degli ogm sul loro territorio non solo per motivi sanitari e ambientali – difficili da dimostrare – ma anche per motivi socio-economici, etici, di ordine pubblico, di politica agricola. In pratica, se semplicemente lo vorranno.

Con grossomodo il 70/80% degli europei contrari agli ogm, anche i governi ne prendono atto. Attualmente gli ogm sono vietatissimi in Francia (capofila del fronte del no) e banditi in Austria, Germania, Italia, Bulgaria, Grecia, Ungheria, Polonia e Lussemburgo. Oltre ad essere vietati, in Europa sono anche falliti commercialmente. Su 28 paesi infatti, vengono attualmente coltivati (e con una sola specie di mais) in appena cinque: Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania. Non pochi? Una testa di ponte? Il numero inganna perché’ in realtà la produzione e’ scarsissima (avviene appena su 132 mila ettari, come dire lo 0,07% della superficie agricola) e per il 95% e’ concentrata in soli due stati: Spagna (116.306 ettari) e Portogallo (9000 ettari).

Tutto bene? I nemici piu radicali degli ogm come il verde Jose’ Bove’ non sono soddisfatti e definiscono l’intesa “una illusione di buona soluzione”, ma di fatto la direttiva – basta vedere le reazioni delle associazioni biotech – ucciderà il settore in Europa, pur se in alcuni stati permarra’ una marginale coltivazione.

Il problema e’ un altro: l’importazione di ogm dall’estero. Oggi l’Ue importa 32/35 milioni di tonnellate di sola soia, impiegata soprattutto per alimentazione animale. E la maggior parte di questa (quasi tutta quella che arriva Usa, Brasile ed Argentina) e’ geneticamente modificata. Come dire che quel che vietiamo dalla porta, entra dalla finestra e direttamente e non finisce nei nostri piatti (penalizzando la soia non ogm prodotta localmente). E qui si dovra’ lavorare assai per avere un continente davvero ogm free.

Bisognera’ resistere al ricorso Usa in sede Wto e andare oltre. In questo senso l’accordo commerciale transatlantico che tanto vogliono gli Usa (e del quale puo’ teoricamente beneficiare anche l’economia europea) sara’ di capitale importanza. Occorrera’ avere coraggio e fissare la linea del Piave: ribadir il diritto al “no” e garantire che i paesi che ne vietano la produzione sul loro territorio possano anche bloccarne l’importazione. Par facile….