qaeda

 

Ancora brutte notizie dall’Iraq. I terroristi dello Stato islamico in Iraq e Levante (Isil), formazione jihadista che dal 2013 si e’ separata dai quaedisti (contro i quali anzi combatte in Siria) tornano a minacciare il traballante stato iracheno per dare corpo al sogno di creare un califfato tra la Siria e l’Iraq centrale e settentrinale.

Dopo l’offensiva di gennaio nella provincia di Anbar e i recenti attacchi a Samarra – la città santa degli odiati sciiti – e all’universita’ di Ramadi, hanno dato vita a una nuova avanzata contro la citta settentrionale di Mosul (oltre 1 milione e mezzo di abitanti) e l’intera provincia di Ninive (3 milioni di abitanti). Una avanzata coronata dal successo e che ha innescato un esodo di profughi stimato in 500 mila unita’

A rendere ancora piu pericola la situazione il fatto che a fianco dei jihadisti starebbero combattendo anche formazioni baathiste. “Tra le nuove milizie sunnite che combattono, in nome di una convergenza tattica, assieme ad ISIL – spiega Piero Batacchi della Rivista italiana difesa – c’è anche Jaysh Rijal al-Tariqah al-Naqshabandia (l’Esercito degli Uomini dell’Ordine di Naqshbandi, JRTN), formazione di matrice baathista composta in gran parte da appartenenti all’ex regime di Saddam, dietro cui sembra ci sia Izzat Ibrahim al-Douri, ex vice di Saddam Hussein rifugiatosi all’estero ormai da anni. Il gruppo ha un’organizzazione molto radicata nelle aree sunnite del Paese, da Mosul a Tikrit e in tutto l’Anbar, ed un’ottima organizzazione militare considerando che tra i suoi membri ce ne sono tanti che in passato servivano con le Forze Armate di Saddam Hussein”.

Una battaglia durata quattro giorni e costata complessivamente 124 morti, ha visto vincenti le truppe dell’Isil e i suoi alleati, che hanno conquistato il palazzo del governatorato di Mosul, cacciando polizia ed esercito iracheno; preso la prigione di Bardush dalla quale hanno liberato 2.725 detenuti; catturato 28 camionisti turchi che stavano trasportando carburante per la centrale elettrica di Mosul; preso il console turco e 24 tra guardie e personale del consolato. Non paghi, i terroristi hanno attaccato a ovest alcuni distretti della provincia di Kirkuk e le sue colonne mobili hanno invaso la provincia di Salahuddin, a Sud, dove sorge Tikrit. Secondo il capo della polizia di Salahuddin, la citta’ di Tikrit sarebbe nelle mani dei jihadisti dall’alba di oggi, mercoledi’.

Il governo del filoraniano Nouri al Maliki, boccheggia. Ha promesso una controffensiva, ha mandato gli F16 a bombardare alcune postazioni dei terroristi e si e’ appellato alla popolazione affinche si crei una milizia popolare che il governo armera’ e sosterra’. Il modello e’ quello di successo ideato dagli americani per il “risveglio” della provincia di al Anbar (che ebbe il picco nel 2007/2008). Ma a sostenere un ipotetico “risveglio” edizione 2014 non ci sono piu’ gli americani e non e’ una differenza da poco. Senza contare che il malumore della popolazione sunnita con Baghdad non aiuta affatto una mobilitazione contro un gruppo certo fondamentalista e sanguinario, ma che e’ e si dichiara pur sempre sunnita.

Mala tempora currunt in Iraq, ove si riconferma ancora una volta il fallimento della strategia americana nell’area, che dopo due guerre (solo una delle quali, la prima, sotto mandato Onu) che hanno fatto tra i 170 e 189 mila morti (134 mila dei quali civili) e una enorme quantita’ di dollari investiti – 2.2 miliardi di dollari secondo un recente studio della Brown university – non e’ riuscita a favorire la nascita di un governo decente e una benché minima stabilizzazione dell’area.

Gli errori strategici occidentali si sommano agli errori. La prima guerra del Golfo fu ampiamente giustificata dall’invasione del Kuwait, ma porto’ alla errata decisione di lasciare al potere Saddam. Salvo’ il Kuwait e le forniture di petrolio, ma fu una occasione strategica persa. La seconda invece fu totalmente immotivata, distrasse dall’impegno in Afghanistan e pur rimuovendo il dittatore baahatista produsse uno stato fallito che e’ diventato brodo di coltura del terrorismo e una piaga biblica per le popolazioni che in Iraq vivono.

Strategicamente per gli Usa e’ stato un disastro. A beneficiarne finora sono stati gli iraniani, i fondamentalisti sunniti dell’Isil e i curdi. Se questi ultimi non danno problemi all’occidente (discorso diverso per la Turchia, che ne teme l’influenza sui curdi turchi) i primi due sono arcinemici dell’America. Davvero un bel risultato per George W.Bush che quelle due guerre fortemente volle ma non seppe crearne altro che un deserto intriso di sangue.