Afghanistan Photographer KilledAnja è morta. In queste elezioni presidenziali afghane che come ogni elezione afghana nascono nel sangue e del sangue si nutrono per produrre poca democrazia e ancor poco cambiamento _ eppure sono una benedizione, rispetto all’abisso oscurantista talebano _ colpisce noi occidentali la notizia che la fotoreporter di guerra Anja Nierdringhaus è morta a 48 anni sotto i colpi di un poliziotto afghano che pare volsse vendicare, uccidendo qualche occidentale, un lutto avuto in un attacco aereo americano. Anja era una fotoreporter straordinaria e per noi italiani era ancora più straordinaria perchè era l’autrice della foto simbolo della tragedia di Nassiriya.

Aveva rischiato molto in Bosnia, in Iraq, in Afghanistan, in Libia, ma l’esperienza e la fortuna (indispensabile per un inviato di guerra al pari della paura, del coraggio, della curiosità e della prudenza) le erano state amiche. Stavolta non ce l’ha fatta a schivare il destino. Parafrasando la canzone Samarcanda di Roberto Vecchioni, il fato che l’aveva mancata una volta in Afghanistan quando seguiva una pattuglia di soldati canadesi (fu ferita da schegge di proiettile) l’ha raggiunta oggi. Lei morta, Kathy Gannon, sua compagna di lavoro all’Associated Press gravemente ferita.

La sua fine riempie di dolore e di tristezza, come dovrebber riempire di dolore quella dei 43 morti di oggi in Afghanistan. Morti per noi senza nome. Tutti con le loro storie, tutti travolti di una guerra insensata e oscenamente lunga, nella quale cambiano gli attori (prima l’Unione Sovietica poi a vario titolo i signori della guerra, quindi al Quaeda, il Pakistan, l’India, l’Iran, naturalmente  l’America e i paesi della Nato) ma nella quale soffrono sempre e comunque gli stessi: il popolo afghano. Nulla lascia ritenere che siamo alla fine del tunnel, e queste elezioni, che racconteremo, sono solo un capitolo di un libro che si annuncia di lunga e dolorosa lettura. Anja non era una scapestrata che cercava il rischio. Anzi. Era una collega preparata, esperta, dotata del raro crisma della sensibilità che usava quando imbracciava la sua reflex. Era una razionale, seria, dolce donna tedesca. E voleva che con i suoi scatti conoscessimo un pò meglio questo meraviglioso paese, il suo popolo e quella terribile cosa che si chiama guerra. Perche la guerra, se la conosci, la eviti. E per questo Anja si merita il nostro grazie.