QUO VADIS? Ala, la truppa dei dodici verdiniani responsabili, rischia non solo di non essere l’ago della bilancia a Palazzo Madama, ma di restare apolide. Senza casa a destra, né a sinistra. E, soprattutto, cosa più importante per chi sceglie «la responsabilità», di rimanere senza poltrona. Il ragionamento è: se la minoranza Pd cede a un accordo come sembra nelle ultime ore, Renzi non avrà più bisogno del supporto di Denis Verdini a Palazzo Madama. Allarme rosso, quindi, tra i peones ex Gal, ex FI, ex An di Ala? Macché. E infatti, sul carro in due giorni ne sono saliti altri due: gli ex azzurri Amoruso e Auricchio.
«Siamo qui per smuovere il Paese, mica per le poltrone. Pensiamo agli ideali. Noi». Giuseppe Compagnone, ex Gal ora nell’Ala di Verdini.
«Pensiamo ai grandi temi, il Senato, la situazione del Sud…», Antonio Scavone, siciliano, ex Dc, ex Mpa, ex Gal. Possibile? Nessuna paura di essere, praticamente, inutili?
L’ex forzista pratese Riccardo Mazzoni passato con Verdini è l’unico che fa una mezza ammissione: «Beh, la diminutio del nostro valore politico se il Pd trova l’accordo c’è, ma…». Ma? «Nel Pd – continua Mazzoni – al di là del compromesso sul Senato ci sono due partiti. A Renzi conviene avere noi e liberarsi di Bersani». Ma come: rilanciate il partito della Nazione? «La nostra ambizione è quella. Con Berlusconi non ci torniamo, anche perché lui non ci vorrebbe».
RESTA da capire perché Renzi dovrebbe spostare il barometro del Pd al centro. Ma l’istrionico senatore Vincenzo D’Anna, ex Forza Italia ed ex Gal, spiega tutto parlando di «palingenesi». «Nel centrosinistra – dice – non ce la fanno più a sopportare la visione anacronistica di Bersani e D’Alema. Noi non appoggiamo Renzi per ottenere poltrone, sennò ce ne andavamo con Alfano. È una questione di palingenesi del Pd. Con Renzi ha abbracciato politiche che sono nel nostro Dna liberale (dall’abolizione dell’Imu, al Jobs Act…). Se ce le propone Berlusconi o Renzi a noi che cosa cambia?».
Peccato che Bersani e soci provino «imbarazzo» di andare a braccetto con Verdini… Ma il senatore D’Anna ride: «Hanno imbarazzo per noi e non per avere un capo del partito che non viene né dalla tradizione socialista, né comunista, ma dalla Dc. La contraddizione è Renzi, non noi. Chiaro, no?». E va bene. Ma quo vadis? «Lasciamo la destra a Salvini e facciamo una lista civica nazionale che appoggerà Renzi. L’accordicchio con Bersani si fa grazie a noi. E alle amministrative noi contiamo. In Campania, ad esempio, se avessi spostato 40mila voti su Caldoro invece che su De Luca avrebbe vinto il centrodestra. Chiaro, no?».
Maurizio Bianconi, ex FI passato coi Conservatori di Fitto, applaude il vecchio amico Denis: «Nel Pd l’accordo dura un minuto, quindi Ala tornerà utile. Faranno un partito simil Margherita e correranno con Renzi».
Dalle parti di Forza Italia i senatori Altero Matteoli e Augusto Minzolini sono convinti: «L’operazione Ala ha il solo scopo di far arrivare fino al 2018 un gruppo di senatori che ha paura di non tornare più a Palazzo Madama».
Il verdiniano Compagnone, a modo suo, conferma: «Intanto arriviamo al 2018, poi si vedrà». Già, del doman non v’è certezza.

Rosalba Carbutti

Articolo pubblicato il 22 settembre 2015 su QN

Twitter@rosalbacarbutti

E’ questione di cuore è anche su Facebook

Ps:  Per chi volesse leggere i vecchi post, clicchi qui: http://club.quotidiano.net/carbutti