Veneto, Il sindaco Pd si ribella: no ai profughi o vince la Lega

Intervista pubblicata su QN il 19 aprile 2015 METTI un sindaco del Pd in un Comune di 13mila abitanti in provincia di Padova alle prese con l’arrivo di cento profughi e scoppia un caso. È successo a Vigodarzere, dove il primo cittadino Francesco Vezzaro, nonostante le critiche del suo partito, si è ribellato. E con […]

Intervista pubblicata su QN il 19 aprile 2015

METTI un sindaco del Pd in un Comune di 13mila abitanti in provincia di Padova alle prese con l’arrivo di cento profughi e scoppia un caso. È successo a Vigodarzere, dove il primo cittadino Francesco Vezzaro, nonostante le critiche del suo partito, si è ribellato. E con lui i sindaci veneti dem (Variati di Vicenza, Massaro di Belluno e Manildo di Treviso) hanno deciso di disertare il vertice sull’immigrazione di oggi col prefetto.

Sindaco, che cosa è successo?

«Volevano che accogliessi nella caserma del mio Comune cento profughi. Io mi sono opposto e ho dato le dimissioni».

Poi, però, ha fatto dietrofront.

«Me lo ha imposto il Pd».

Ai vertici nazionali un sindaco sceriffo dà fastidio?

«Su questi temi ai big non conviene esporsi. Ma io ho agito da primo cittadino, non da militante di partito…».

L’hanno accusata di essere come i leghisti e Zaia l’ha definita «coraggioso».

«Molti del Carroccio mi hanno chiamato per dirmi: ‘Sei uno dei nostri’. Ovviamente non è così».

Qual è la differenza?

«Non sono contro l’accoglienza, ma non è che il viceprefetto può venire a Vigodarzere e annunciare l’arrivo di un centinaio di profughi così, all’improvviso. Siamo in Veneto, eh».

E allora?

«Qui i cittadini vengono a bussarmi alla porta dicendo di ospitare i migranti in casa mia. Addirittura due mesi fa la destra radicale e la Lega hanno organizzato una fiaccolata per soli due profughi».

Quindi se ne arrivavano cento scoppiava la rivoluzione?

«Hanno manifestato perché due migranti sono rimasti in paese per quattro ore… qui hanno paura dello straniero, del diverso».

C’è un asse Pd-Lega?

«Abbiamo idee diverse, ma tra sindaci, spesso, la vicinanza travalica i colori politici e gli ideali».

Il Carroccio, invece, cavalca il tema flussi selvaggi.

«Ovvio. Ma se noi del Pd non alziamo la testa, va a finire che alle prossime amministrative sarà una débâcle. Gli elettori fanno presto a dire: ‘La Lega è l’unico partito che non fa entrare gli immigrati’».

Come risolvere il problema?

«Devono arrivare 700 profughi e in Veneto ci sono 579 Comuni? Se si distribuiscono in base al numero di abitanti e si organizza un programma di accoglienza quasi nessuno se ne accorge. Il problema, insomma, è di gestione e amministrativo. L’ideologia non c’entra».

Continuerà la sua crociata?

«Certo. In Veneto hanno sempre scaricato sui sindaci di centrosinistra il problema immigrazione perché stanno zitti. Nei Comuni leghisti, invece, dove i primi cittadini sbraitano e s’incatenano ai cancelli, non arriva nessuno».

Il problema, però, dopo la tragedia nel Canale di Sicilia è molto più drammatico.

«Triton è inadeguato. E l’esodo dei profughi va affrontato con una politica di redistribuzione a livello europeo dei migranti. Trovo desolante che i leghisti parlino di persone che vengono nel nostro Paese in villeggiatura. In realtà pagano 3mila euro per un viaggio in cui rischiano la vita e non possono fare altrimenti».

Rosalba Carbutti

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