Prima di tutto vorrei fare un applauso a Carlo Alberto Lentola. Sì un tizio qualunque che ha un blog qualunque (The river of constant change) ma che è riuscito a sintetizzare quello che i maggiori fighi dell’informazione galattica non sono riusciti a fare. Quindi vale la pena riprendere ciò che ha scritto per far capire in sintesi cosa sta succedendo in questi giorni tra Pd e marziani 5 stelle. In effetti, basta la simulazione di una partita a scacchi tra un grillino e un piddino per capire quello ci stiamo giocando oggi e, soprattutto, chi sono i due maggiori contendenti. Beh, ecco, se devo dire la mia, trovo che la sfida al tavolo da gioco riassuma in poche righe la sequela di dichiarazioni, agenzie, mezzi insulti e proclami web che stiamo leggendo in questi lunghi ed estenuanti giorni. Basterebbe davvero semplificare un po’ le cose per avere chiara la situazione: al di là delle singole posizioni, delle giuste questioni di principio, degli errori lampanti fatti dalla vecchia politica, del manicheismo paraoico che ingabbia anche l’energia più vitale, qui si rischia di chiudere baracca e burattini. E, allora, poi, non lamentatevi se anche le idee più giuste finiscono in cantina.

IL SETTIMO GRILLO
Immagina una partita a scacchi, in un bar.
-Cosa scegli, i bianchi o i neri?
-No.
-Cosa no?
-Deciderò il colore di volta in volta.
-Come sarebbe a dire? Guarda che qua uno usa i bianchi e l’altro i neri, non è che…
-Ma perché mi costringi a scegliere tra i bianchi e i neri? -Vuoi che cominciamo a giocare o no?
-Io sono qua per parlare di cose serie, mica per stare ai vostri giochetti! Sono anni e anni che ci prendete in giro con le vostre noiosissime partite a scacchi…
-Vabbè senti tiriamo una moneta, testa uso io i bianchi e tu i neri, croce viceversa… ecco, croce. Hai tu i bianchi. Disponi i tuoi pezzi.
-Finora avete giocato sempre voialtri, non sapete fare altro che parlare di disporre i pezzi e spartire cariche a destra e a sinistra, siete tutti uguali…
-Ma sai giocare a scacchi? Piazza ‘sti pezzi!
-Eccolo qua, l’arrogante che pensa di sapere tutto sugli scacchi. Piazzerò i pezzi di volta in volta.
-Ma non è così che funziona!
-E chi sei tu per dirmi non è così che funziona? Ha sempre funzionato male, con il vostro sistema!
-Oh, insomma, ti piazzo io pezzi, va bene?
-Non toccare i miei pezzi!
-Piantala. Ecco.
-…
-Tocca a te, i bianchi muovono per primi!
-Muoverò i pezzi di volta in volta.
-Sì, ma tocca a te aprire!
-Lo vedi che sei in crisi? Non sai cosa fare, sei lì che brancoli nel buio, non hai visto lo tsunami che arrivava…
-Senti, hai voluto tu giocare a scacchi, adesso gioca.
-Giocherò in base alle mosse che mi proporrai.
-Forse non ci siamo capiti: io non posso muovere se non inizi tu la partita.
-Iniziare la partita con voi significa legittimare un vostro modo di giocare a scacchi che…
-Ma voi chi?! Che cazzo stai dicendo? Se non muovi, la partita non inizia!
-È questo che vi dicono i vostri giornali? Eh? Che la partita inizia se si muovono i bianchi?
-Non è che lo dicono i giornali, sono le regole del gioco. -Ma quali regole, voi ve ne dovete andare!
-Senti, MUOVI una cosa qualsiasi, per favore, altrimenti facciamo notte.
-Ecco, to’. Ho fatto la mia mossa. Ma solo perché ho deciso io di muovere.
-Aspetta, scusa… quello è un alfiere.
-E quindi?
-Gli hai fatto scavalcare i pedoni, non si può.
-Come non si può? Dillo che sei spiazzato, dillo!
-Non è che sono spiazzato, è che solo i cavalli possono scavalcare gli altri pezzi!
-Appunto! È quello che avete sempre fatto voi! Non vi accorgete che vi stiamo travolgendo? Non vi accorgete che avete già perso? Arrendetevi!
Finale aperto: il giocatore dei neri continua a giocare da solo, mentre l’altro aspetta di avere il doppio dei pezzi.
Nel frattempo, l’anziano proprietario del bar abbassa la serranda a metà. Fuori, un cartello: “cedesi attività”.

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