Trump e soci, i rischi del politicamente scorretto

Avete letto di Clint Eastwood, giusto? Ha appoggiato Donald Trump giustificando, così, la sua scelta: “Sono stufo del politicamente corretto”. Vittorio Sgarbi, che del politicamente scorretto ne ha fatta una bandiera, ha commentato così su QN: “Basta ipocrisia, la politica del vaffa è vincente”.  Da qui, esempi contrapposti su Beppe Grillo e Matteo Renzi. Ma il […]

Donald Trump (Ansa)

Avete letto di Clint Eastwood, giusto? Ha appoggiato Donald Trump giustificando, così, la sua scelta: “Sono stufo del politicamente corretto”. Vittorio Sgarbi, che del politicamente scorretto ne ha fatta una bandiera, ha commentato così su QN: “Basta ipocrisia, la politica del vaffa è vincente”.  Da qui, esempi contrapposti su Beppe Grillo e Matteo Renzi. Ma il punto secondo me è un altro: se essere politicamente corretti significa indorare la pillola, ma poi farne di tutti i colori, meglio dire le cose come stanno e punto. Certo, facile. Ne siamo sicuri, però? Il rischio, infatti, è scambiare una presunta sincerità per becera demagogia o populismo per toccare corde che, con frasi, diciamo così, carucce, non si toccherebbero. Ergo, il politicamente scorretto diventa uno strumento per conquistare più elettori.  Morale della favola: il politicamente scorretto rischia di essere più falso del politicamente corretto.

Rosalba Carbutti

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