Articolo pubblicato su QN (Carlino, Nazione e Giorno)

Rosalba Carbutti
BOLOGNA
«IO TRA i ‘fighetti’ apostrofati da Enrico Letta? Non credo, visto che non siedo in Parlamento». Di certo c’è che Debora Serracchiani, governatrice Pd della Regione Friuli Venezia Giulia, dopo la disastrosa direzione del partito democratico, non risparmia siluri ai dirigenti che — dice — «da trent’anni continuano a distruggersi a vicenda».
Ecco, appunto, perché?
«Fanno così da sempre. E dire che un partito normale dovrebbe valorizzare le sue carte migliori».
Si riferisce a Matteo Renzi?
«Sì, è l’unico nel Pd che possa rappresentare il centrosinistra e governare».
Peccato che Epifani voglia separare la corsa alla segretaria da quella per la premiership…
«Mi auguro, davvero, che il Pd non discuta da così tanto tempo per tagliare fuori qualcuno. Le regole del Congresso dovrebbero garantire chiarezza e trasparenza».
E invece?
«Già un assaggio si è visto alle primarie tra Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani. Potevano votare iscritti e simpatizzanti, ma ci sono stati parecchi ‘intoppi’. Non vorrei che, anche questa volta, si riproponga lo stesso schema dove la politica resta chiusa in un recinto».
Lei come vorrebbe aprire il recinto?
«Semplice: con primarie aperte a tutti. Non solo agli iscritti».
E dire che anche il ministro Dario Franceschini quando sfidò Bersani alle primarie del 2009 la pensava nello stesso modo.
«Io, a differenza sua, ho sempre mantenuto la stessa linea».
Guglielmo Epifani, comunque,ha corretto il tiro aprendo le primarie anche a coloro che sottoscriveranno una carta di sostegno al Pd.
«Abbiamo visto com’è andata nelle sfide precedenti… Preferirei che le regole si mettessero nero su bianco per evitare strane interpretazioni».
Quindi anche lei fa parte dell’ala dei «fighetti» dissidenti che Letta sta tentando di stoppare?
«Non mi sono assolutamente sentita tirata in ballo dal premier perché non sono in Aula. È solo l’ennesima etichettatura che, di sicuro, avrei evitato».
Nel frattempo tra larghe intese, liti pre Congresso e base in rivolta il Pd perde consensi. Uno degli ultimi sondaggi dà in vantaggio il Pdl.
«Il calo non è imputabile alle larghe intese perché, come dice Letta, è l’unico governo possibile. Il problema è che il Pd continua a seguire percorsi tortuosi per non mettere in crisi l’esecutivo, ma senza proporre temi veri. Se non si realizzano le riforme e il mio partito continua a parlare di se stesso, non si va da nessuna parte».

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