Mediaset, la base Pd tifa per la condanna

Articolo pubblicato il 1° agosto 2013 su QN (Carlino, Nazione e Giorno) Rosalba Carbutti BOLOGNA La distanza tra i «governisti» Pd e la base ormai è diventata una voragine. Basta nominare la parola Cassazione per vedere i fan delle larghe intese sudare sette camicie. Al contrario, nei circoli di partito nella (nonostante tutto) rossa Bologna […]

Articolo pubblicato il 1° agosto 2013 su QN (Carlino, Nazione e Giorno)

Rosalba Carbutti

BOLOGNA

La distanza tra i «governisti» Pd e la base ormai è diventata una voragine. Basta nominare la parola Cassazione per vedere i fan delle larghe intese sudare sette camicie. Al contrario, nei circoli di partito nella (nonostante tutto) rossa Bologna l’imbarazzo si trasforma in rabbia. «Berlusconi deve pagare. Che vada in galera. In caso di condanna abbiamo già pronti i fuochi d’artificio…». Al circolo Arci Benassi di Bologna, una delle basi dello ‘zoccolo duro’ Pd (e non solo), il Cavaliere dovrebbe fare gli scongiuri. Tra un frizzantino e una partita a carte, Sergio Conti, 76 anni, occhiali scuri e canottiera, si presenta: «Sono stalinista. Ogni 5 marzo, quando cade l’anniversario della sua morte, ancora oggi mi commuovo. Berlusconi? Dubito che lo condanneranno. E comunque gli auguro di campare almeno 100 anni. Spero solo che passi a miglior vita una settimana prima di me: così posso bermi una damigiana di vino intera!».

C’è chi ride, e chi, come Riccardo, ex chimico over 70, non stacca gli occhi dalle carte: «Non ero d’accordo neanche con la svolta della Bolognina, figuriamoci con le larghe intese. Se cade il governo fa lo stesso. Spero solo che il Cavaliere vada in cella, anche solo per un mese. Che soddisfazione…». Il presidente del circolo, Alberto Vaccari, tenta di spegnere l’incendio: «Non ho speranze, la giustizia farà il suo corso. Poi si faccia questa benedetta legge sul conflitto d’interessi».

Alberto, 60 anni, ex ferroviere, invece, avverte: «Se fanno fuori Silvio per via giudiziaria rischia di prendere ancora più voti. Ma un vantaggio c’è: magari esplode il Pd. E Renzi ci guadagna». Qualcuno guarda in alto dubbioso, mentre c’è chi nomina l’innominabile: Grillo. E ammette, sottovoce: «Io l’ho votato».

Nello storico circolo Passepartout, in centro a Bologna, dove sono appesi in bacheca i turni dei militanti per la Festa dell’Unità, la nostalgia prende il posto della delusione. Gianni Fava, tesoriere del circolo, ex Pci della corrente di Ingrao, ci tiene a dire che voterà Cuperlo alle primarie «perché Renzi non può mica fare il segretario». Poi sventola la lettera di un consigliere regionale del Pdl (Galeazzo Bignami, ndr) che propone delle larghe intese su scala locale, chiedendo uno scambio di opinioni davanti a un piatto di tortellini alla Festa dell’Unità. Fava scuote la testa: «Dovremo discutere anche di questo. Qui è tutto un ostacolo. C’è il Congresso, si litiga sulle regole e dobbiamo anche pensare alla sentenza di Berlusconi. E, visto che io tengo più di tutto al partito, mi rendo conto che se lo condannano è un problema in più». Meno morbidi, i Giovani democratici, con Enrico Falla, 26 anni, che ostenta serenità: «Tanti aspettano con ansia per festeggiare. Io no. Anche perché so che, presto, il corso del Cav sarà finito». Il segretario regionale Gd, Vinicio Zanetti, 29 anni, sintetizza: «Non si può essere ostaggio dei problemi giudiziari di un uomo», mentre la sessantenne Tiziana Sgarzi, storica iscritta Pd, è già pronta a brindare: «Se lo condannano sono felicissima. E se i dem si spaccano, meglio. Chissà che non nasca qualcosa di nuovo. Magari con Fabrizio Barca leader».

Sul web la musica è la stessa e sulla pagina Facebook del Pd Mattia Cerutti attacca: «Prima lo slogan era ‘lo smacchiamo’, ora è ‘lo graziamo’». Antonio Piro va giù ancora più duro: «Non avrei mai pensato di desiderare che il partito che ho votato più volte sparisse. Probabilmente la sentenza non farà affondare il nano, ma affonderà l’intero Pd».

@TuriAmoddio stempera la tensione con un tweet: «Il Pd è avanguardista. Si è già spaccato prima ancora di ascoltare la sentenza della Cassazione su Berlusconi».

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