E ora? Ora che, finalmente, non nevicherà più, di cosa parleremo? Riprenderemo a interessarci dei massimi sistemi, della vita politica, delle lacrime e del sangue? Della Grecia in fiamme e, magari, pure del posto fisso che non c’è e di questo benedetto articolo 18?

In questi giorni imbiancati non nascondiamolo: non abbiamo pensato a nulla che esulasse dall’inferno bianco (esclusi, ovvio, da questa considerazione chi nell’inferno c’è dentro fino al collo: clochard, anziani bloccati nei paeselli abbarbicati sui monti, i morti assiderati).

Ci siamo interessati soltanto al nostro micro-orticello innevato: la macchina da liberare, il balcone da spalare, i moon boot da comprare, le gomme termiche e le catene da acquistare. E ancora: come fare la spesa, come raggiungere il posto di lavoro, che film guardare rintanati sotto il piumone. Mica si può vivere così, ovattati e rallentati per sempre. In tutta questa apatia, intanto, in Grecia esplode la guerriglia e, in merito al fallimento ellenico, la cancelliera Merkel parla di rischi incalcolabili per la Ue.

E noi? Lì, tranquilli, infreddoliti a spalare la neve. Anzi no. Manco siamo andati a comprarla la pala. Perché giù, in mezzo al blizzard, c’erano i nonni in prima linea che si davano da fare. Qualcuno ci ha anche lasciato la pelle. Noi, invece, belli tranquilli, al calduccio, ci siamo soltanto scomodati a chiamare il taxi. E a lamentarci.

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