Dicono che i giornalisti non servono più. Basta iscriversi a paper.li, una sorta di quotidiano che si forma ogni giorno automaticamente utilizzando i contenuti di Twitter, perché qualche piccolo dubbio ti viene. Mi spiego: su questo sito basta inserire qualche tag ad hoc per creare quello che, a prima vista, può davvero sembrare un giornale a propria immagine e somiglianza. Così ho voluto testare il prodotto. Redattrice in carne e ossa contro astruse formule matematiche. Ho seguito le istruzioni, titolato il mio quotidiano ‘Questioni di cuore’ e messo un po’ di parole chiave qui e là. Un paio erano ‘donne’ e ‘women’, altre si riferivano ai più svariati argomenti, citando alcuni dei miei followers di Twitter.

Ebbene, il risultato dell’esperimento, a parte qualche criterio gerarchico completamente sovvertito, causa l’utilizzo di un complesso algoritmo che, ancora, non può del tutto sostituire redattori e direttore,  era accettabile. Lo devo ammettere: per certi versi ha scremato effettivamente pezzi che potevano interessarmi da giornali e blog italiani, ma anche dalle più disparate testate straniere, pur associandole, in certi casi, in maniera del tutto fantasiosa.  Insomma, se avessi dovuto dare un voto, gli avrei dato un sei meno. Senza infamia e senza lode. Da provare. Oggi, però, dopo qualche giorno di test, l’amara sorpresa. Accanto ad articoli sulle donne di Homs, l’intervista di Formigoni a Tempi, pezzi di denuncia sugli abusi ai danni delle donne, ecco il #tag che ha rovinato il prodotto: #porno. E’ comparso, così, senza preavviso, dopo una serie di articoli su auto e dintorni (forse al #tag donne è associato in automatico quello #motori?), mischiando a qualche innocente pezzo sulla sessualità (tratto da qualche rivista ‘rosa’)  un link di dubbia provenienza su prestazioni femminili per soli adulti.

Ebbene le conclusioni a cui sono giunta sono due:

1) i giornali devono essere fatti da GIORNALISTI, perché un algoritmo, anche se sofisticatissimo, può fare dei danni inenarrabili.

2) alle keywords #donne – #women è stato associato un video stile You Porn. Non sarà che anche l’algoritmo di paper.li pensi che le donne siano esibizioniste per loro natura e che, quindi, amino mostrarsi in spettacolini ammiccanti?

Twitter @carpediem79

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