Renzi al banchetto dell'Anpi a Festareggio

Renzi al banchetto dell’Anpi a Festareggio (Artioli)

Avete presente le magnifiche sorti e progressive? Ecco. Quelle stanno dentro al Pd e non fuori. Matteo Renzi parla chiaro alla Festa dell’Unità di Reggio Emilia e, qui, in quell’Emilia rossa che fu di Pier Luigi Bersani, preferisce attaccare l’altro rivale: Massimo D’Alema.
La minoranza del Pd non è praticamente citata, salvo un «basta con l’Italia che dice boh» e hanno fatto «tanti discorsi per dieci anni e non hanno risolto nulla». Il premier dopo l’apertura sul cambiamento dell’Italicum, si limita a dire «se vogliono farlo, ci dicano come». Non risponde ai “segnali di fumo” di cui lo accusa Pier Luigi Bersani, né all’insofferenza di Gianni Cuperlo e Roberto Speranza. Forse la resa dei conti sarà domenica, alla chiusura della Festa nazionale del Pd di Catania, ma prima di allora l’agenda di Renzi è fittissima (da Atene a Lecce).
Il premier, nell’attesa, parla alla sinistra e avverte: non c’è una sinistra migliore fuori dal Pd.
La frase raccoglie applausi, proprio nel giorno in cui pure la Cgil si schiera ufficialmente per il No. Renzi in camicia bianca e cravatta, dopo una tappa a Reggio Children, centro internazionale d’eccellenza sull’infanzia, rivendica l’aver schierato il partito per il sì, ma invita al dialogo. Non è un caso che, appena entrato a Festareggio, proprio con i militanti dell’Anpi, che all’ingresso hanno un banchetto, fa la foto.

Loro, schierati per il No, stanno al gioco e gli regalano la maglietta rossa con la scritta ‘Partigiano reggiano’. Basta per un Sì? Non esageriamo. Tant’è che c’è chi, affannato, chiede notizie del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, protagonista del duello con la senatrice dem Anna Finocchiaro, subito dopo il comizio del premier. Ma c’è anche chi apprezza la narrazione renziana.
Un ottanteseienne, da 35 anni iscritto Anpi, dice di essere un “dissidente”: «Renzi fa battute fenomenali. Al referendum voto Sì. Basta sprechi». Ma l’anziano partigiano è una mosca bianca. Gli altri, giovani e meno giovani, dal banchetto dell’Anpi non si sono schiodati: «A noi quello che dice Matteo non ci interessa». Meglio Zagrebelsky. Nel programma il professorone che, se vince il No, ha minacciato di “smettere d’insegnare”, parla subito dopo Renzi. Le platee cambiano nel giro di mezz’ora. A Renzi chiedono selfie, applaudono, commentano che «è un grande».  Poco dopo i fan del segretario si disperdono e arriva un altro pubblico. C’è qualcuno dell’Anpi («Non ho il fazzoletto rosso, ma è come se lo avessi»), qualche under 30 che non ha ancora deciso «che cosa votare» e chi, deluso dal Pd e contrario al cambio della Costituzione, dice fieramente di avere aderito a un comitato per il No.

Renzi è già partito, alla volta della festa di Firenze. Ma poco prima non perde occasione di punzecchiare D’Alema: “Lui e Berlusconi si amano, rispettiamoli”. E mentre l’ex premier lo incalza sulla data del referendum (ancora non fissata), il segretario Pd fa il consueto giro delle cucine. Qui, incontra anche l’ex Dc Pierluigi Castagnetti che gli presenta un anziano militante con la maglietta “A Stalingrado sempre grazie” schierato per il No. L’anziano ride, Renzi saluta, soddisfatto: “Ho convinto anche Stalingrado a votare Sì”.

Rosalba Carbutti

Reportage pubblicato il 9 settembre su QN

Twitter@rosalbacarbutti

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