Ci sono momenti di sgomento nella cosiddetta ‘base Pd’. Ma mica tanto per la pugnalata di ‘Brutus Renzi’ per dirla con un giornalista della Bbc o la potenza asfaltatrice di ‘Demolition man’ per dirla col Financial Times. Lo sgomento c’è anche e soprattutto per lo spettacolo-shining (per dirla con Civati) della direzione Pd, dove un conformismo strisciante, dopo aver abbaiato e contestato, ha portato al voto del documento di Renzi con 136, sì 136, voti a favore. Unici niet – 16, soprattutto civatiani – e due astenuti (uno è Fassina).

Ecco, quindi, che vi posso dire? E’ questo il partito che dovrebbe dare la carica a un premier, qualunque esso sia? Si può scommettere su un partito che prima fa le barricate contro il rottamatore per far vincere a tutti i costi Bersani, e poi, di fronte alla sconfitta, si mette a dire ai quattro venti ‘epperò se avesse vinto Renzi’, pugnala Prodi e ancora più drammaticamente il suo segretario che prima ha sostenuto per salire, poi, comodamente, sul carro strapieno del futuro leader spacca tutto? Si può credere in una minoranza Pd che prima appoggiava Letta e nel tempo rapido e crudele di uno streaming riesce ad acclimatarsi alla nuova stagione delle smart, dei Baricco, dei jobs act e delle camicie con le maniche arrotolate? Fa tristezza. Mica tanto per Letta che saprà farsene una ragione. Ma per i cittadini che, quel partito, lo votano.

Rosalba Carbutti

Twitter@rosalbacarbutti

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