Intervista pubblicata su QN (Carlino, Nazione e Giorno) il 16 novembre 2014 
Regioni sprecone: dalle spese pazze dei consiglieri ai premi ai dirigenti. Conferma?
«Dopo gli scandali stanno invertendo la tendenza – assicura il ministro Pd agli Affari regionali e Autonomie Maria Carmela Lanzetta – a partire dall’abolizione dei vitalizi pregressi, come Lombardia e Lazio. E la legge non è stata impugnata, pur riferendosi a qualcosa di già acquisito».
Si accontenta di poco.
«Il problema sono i controlli. I premi ai dirigenti regionali, ad esempio, non sono sbagliati di per sé, ma sono scelti con superficialità gli obiettivi. Bisognerebbe controllare di più, ma noi abbiamo le mani legate».
In che senso?
«Le Regioni sono autonome, a livello centrale non abbiamo competenze sulle spese».
Il suo ministero, quindi, che cosa pensa di fare?
«Incontrerò il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, per discuterne. Poi quando ci sarà il nuovo Senato faremo un ulteriore passo avanti».
Quindi a Palazzo Madama ci sarà la soluzione per gli sprechi?
«Visto che parte dei nuovi senatori verrà dalle Regioni, sarà la sede giusta per stabilire regole comuni per limitare i costi della politica».
Quando faranno parte del nuovo Senato non è che rispunteranno i rimborsi?
«Nessuno ne ha parlato».
Intanto, continua il braccio di ferro tra governo e Regioni sulla legge di Stabilità.
«Non è un braccio di ferro. Siamo a buon punto».
Sì ma Renzi vuole 4 miliardi di tagli (più quelli di Monti e Letta di circa 1,7 miliardi), Chiamparino arriva al massimo a 3.
«A giorni arriveremo all’obiettivo. Intanto sui costi standard…».
La famosa siringa dai prezzi diversi in ogni Regione che cita sempre Renzi.
«Non solo. C’è la questione delle centrali d’acquisto, le spese differenti per il personale… c’è tanto da lavorare».
Quali risultati avete ottenuto?
«Abbiamo fatto degli studi, ma tocca alle Regioni».
Insomma, è colpa delle Regioni.
«Di sicuro il grosso degli sprechi non si annida nei Comuni».
Lei che è stato sindaco di Monasterace, in Calabria, può ben dirlo.
«Ah certo. Io rinunciai all’indennità da primo cittadino. Ma, in generale, fare il sindaco in piccoli Comuni significa fare volontariato. Pensi: si guadagna, all’incirca, 1.800 euro lordi, cioè in tasca te ne restano 1.100».
Comuni salvi, ma il suo (Monasterace) è in profondo rosso.
«In dissesto».
Quand’era dall’altra parte della barricata, come mai non è riuscita a risanarlo?
«Ho ereditato una situazione disastrosa e Monasterace era un Comune povero. Ho alzato le tasse, ma di più non potevo».
Qual è la soluzione?
«Fusioni di Comuni come la Valsamoggia (in provincia di Bologna) o l’Unione della Valle del Torbido in provincia di Reggio Calabria».
Chi si fonde viene premiato con la sospensione del patto di Stabilità per tre anni…
«È un modo per incentivarli. Diciamo che s’investe sul futuro».
Altra nota dolente: le Province.
«Sono state abolite con il ddl Delrio».
Abolite le Province, ma non le poltrone.
«Si risparmiano 100 milioni d’indennità. Il problema è catalogare bene le funzioni. Ad oggi alle Province restano le competenze sulle strade e le scuole».
Sul Jobs act e le altre riforme com’è il suo rapporto con Renzi?
«Ottimo».
Ma lei non era civatiana? Il suo ‘leader’ è il maggior oppositore interno del premier.
«Sulle riforme sto con Matteo. Civati? Non ho bisogno di idoli».

Rosalba Carbutti

Twitter@rosalbacarbutti

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