Verso il Congresso Pd/ Se fossi Renzi, Epifani e Bersani

Allora, mi sono chiesta, che cosa farei se fossi uno dei protagonisti del Pd 2013? Partiamo da Renzi. Se io fossi il rottamatore me ne andrei su un cucuzzolo di una montagna o un’isola deserta e me ne starei lì zitto zitto a guardare l’infinito. Lascerei perdere discorsi polemici su regole e altre amenità, visto anche la […]

Allora, mi sono chiesta, che cosa farei se fossi uno dei protagonisti del Pd 2013?

Partiamo da Renzi. Se io fossi il rottamatore me ne andrei su un cucuzzolo di una montagna o un’isola deserta e me ne starei lì zitto zitto a guardare l’infinito. Lascerei perdere discorsi polemici su regole e altre amenità, visto anche la ricaduta negativa che ebbe tale discussione nelle scorse primarie, mi siederei serafico e butterei nel cesso l’iPhone di ultima generazione. Così, giusto per non avere la tentazione di  monitorare in modo ossessivo i follower di Cuperlo. Poi, disintossicato da web, tv, e bordate pre congresso, me ne tornerei a Firenze e lì tenterei di fare le cose più belle possibili senza mai citare, mai, la corsa alla segreteria. Giocherei, poi, un unico jolly dopo la sentenza della Cassazione attesa da Berlusconi, tirando siluri a manetta, senza se e senza ma. Così, forse, se fossi Renzi avrei qualche possibilità concreta, al di là della fuffas televisiva, di rompere l’establishment democratico.
 
Il segretario Epifani. Se fossi in lui, rinnoverei l’immagine da ex sindacalista in pensione, e proverei a concedermi una botta di vita: nuova montantura di occhiali, nuove cravatte, nuove scarpe, nuovi sorrisi. Meno tirati e più veri. Poi, una volta per tutte, prenderei fuori una bandiera della Cgil dalla naftalina e andrei a braccetto con Landini a fare delle vasche sotto un qualsiasi stabilimento Fiat. Poi andrei in vacanza in Salento, magari facendo un balletto al festival della taranta, e, con l’occasione, andrei a salutare Nichi, dandogli un paternalistico buffetto sulla guancia. Infine, chiamerei i dissidenti Pd, da Civati alla Puppato, fino a Casson, e mi farei fotografare con loro a mangiare carnazza biologica mentre faccio il barbecue in bermuda. Come finale, tarallucci e vino (biologico), mentre Renzi rosica agli Uffizi, e un videomessaggio: davvero ci siete cascati alla menata del segretario a tempo? Il Congresso si fa nel 2024, salute!
 
L’ex segretario Bersani. Ecco se fossi in lui la smetterei di far finta di essere ‘governista’. La smetterei di guardarmi allo specchio, la mattina, ripetendo come un mantra: ‘Le larghe intese? L’unico governo possibile’. Poi, come un fulmine, cambierei posto alla Camera, allontanandomi da Speranza che, nonostante la giovane età e a dispetto del nome, mi saluta ogni mattina con un ‘bonjour tristesse’. E la smetterei anche, per far inciampare Renzi, di mostrare amore incondizionato per Letta. Se fossi in lui, lascerei perdere tutto questo battage pre congresso, e farei il mozzo del Pd per davvero. Mi ritirerei a Bettola a bere il frizzante delle undici al bar, a giocare a briscola e, nei tempi morti, mi darei da fare per ridare vita alle Feste dell’Unità, pardon del Pd. Basta guardare la faccia dell’ex leader alle direzioni Pd e quella che ha di fianco alla sfoglina emiliana per capire da che parte di mondo viene. E da che mondo si è allontanato per la ragion di Stato. Ecco, se fossi in lui, toglierei la cravatta, mi aprirei i primi due bottoni della camicia, mi metterei a cantare ‘un Senso’ di Vasco a squarciagola e mi siederei lì, in mezzo ai militanti, a fare dei discorsi infarciti di metafore. Chissenefrega di Renzi. Chissenefrega del Congresso. Poi, con calma, alla vigilia delle Primarie, servirei la mia vendetta: pubblicherei su YouDem i nomi dei 101 traditori della cippa. E mi guarderei lo spettacolo in streaming, bevendo lambrusco e ridendo come un matto. Siam mica fessi.
Rosalba Carbutti
 
(Continua)
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