Salvate il soldato Mineo

Lo ammetto: ho sempre avuto un debole per le minoranze. Non ci posso fare nulla, ma chi dissente, chi non fa parte della massa, chi non si mette in fila per far parte del gregge, ha sempre e comunque la mia stima. Certo, a volte, il rischio è chiudersi in una nicchia per una supposta […]

Lo ammetto: ho sempre avuto un debole per le minoranze. Non ci posso fare nulla, ma chi dissente, chi non fa parte della massa, chi non si mette in fila per far parte del gregge, ha sempre e comunque la mia stima. Certo, a volte, il rischio è chiudersi in una nicchia per una supposta superiorità morale o ideale, e in quel caso dissento. Per intenderci: stimo chi resta in un gruppo, non tradisce la propria provenienza e identità, e dall’interno del gruppo cerca di cambiare le cose. Troppo facile sfilarsi, ritirarsi nel proprio cantuccio con una manciata di sodali con le stesse idee, e dire grazie arrivederci. Ecco perché, credo, che Corradino Mineo debba restare nel Pd. E con lui tutti i senatori che si sono autosospesi per solidarietà con l’ex giornalista. Renzi – che giganteggia dall’alto del suo 41 per cento – ha fatto un errore. Stroncare il dissenso interno, sostituendo Mineo alla commissione Affari costituzionali, ‘oscurando’ Vannino Chiti e dimenticando Pippo Civati, alla lunga non porterà buoni frutti. Oggi, magari, ottieni risultati – ’pochi, maledetti e subito’ – ma domani? Non sempre si veleggia su percentuali simil-bulgare. E in quel momento avere, chessò, un gruppetto al Senato che si chiama “nuovo centrosinistra” che senso avrebbe? Dalla prospettiva opposta, credo che Mineo, i senatori piddini dissidenti e Civati farebbero bene a restare nel Pd e continuare a combattere contro l’idea di un partito dal pensiero unico come si sta profilando per oggettivi motivi di superiorità (elettorali). La loro battaglia è fondamentale ed è una guerra che serve a tutti coloro che hanno votato Renzi convitamente o meno. Se così non fosse più, se non ci fosse spazio di manovra, di urla e di incazzatura, allora che senso avrebbero tutti questi mesi di biasimo per le epurazioni grilline? Allo stesso tempo il Pd non può cedere alla tentazione di trasformarsi in “Forza Renzi”, ma deve vincere una scommessa ben più complicata: mantenere la sua peculiarità di partito plurale e, pur nel tormento di anime diverse, sedare le pippe mentali e tenere le fila grazie a una leadership forte, giovane e determinata. Perché se è vero che la “ditta” sta cambiando pelle, non è detto che la debbano cambiare anche tutti coloro che ci “abitano”. E questa coerenza va salvaguardata.

Rosalba Carbutti

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