Orfini mette in riga D’Alema: basta lezioni, faccia autocritica

Intervista pubblicata su QN il 13 marzo 2015 «Noi stiamo lavorando per affrontare problemi che i passati governi di centro-sinistra non hanno saputo risolvere. Mi aspettavo dai protagonisti di quelle esperienze maggiore generosità e non continui ditini alzati». Il presidente del Pd Matteo Orfini, ex dalemiano, ha cambiato verso. Da un po’. E mette in […]

Intervista pubblicata su QN il 13 marzo 2015

«Noi stiamo lavorando per affrontare problemi che i passati governi di centro-sinistra non hanno saputo risolvere. Mi aspettavo dai protagonisti di quelle esperienze maggiore generosità e non continui ditini alzati».

Il presidente del Pd Matteo Orfini, ex dalemiano, ha cambiato verso. Da un po’. E mette in riga minoranza e big del partito.

Orfini, questa volta la sinistra Pd paventa la scissione…

«Una discussione che non deve esistere. I toni usati in queste ore sono eccessivi».

La minoranza Pd non apprezza le riforme.

«La legge elettorale è stata riscritta accogliendo l’80% delle richieste mie, di Bersani e Cuperlo. Non è ragionevole mettere in discussione l’unità del partito perché il 20% delle proprie proposte non è stato accolto».

La famosa disciplina di partito…

«Io, come tutti i parlamentari del Pd, su richiesta di Bersani, ho firmato al momento della candidatura l’impegno a discutere nei gruppi ma votare come deciso dalla maggioranza in Aula. Bersani ha chiesto a noi di firmare, ma ha dimenticato di farlo lui».

Disciplina modello Pci.

«Quando Bersani propose Marini per il Colle non ero d’accordo, ma votai a favore. Lo stesso con le larghe intese: ero contrario, votai sì. Per disciplina».

Renzi ha ragione a non cedere…

«Discutiamo fino all’ultimo, ma credo che sull’Italicum il compromesso raggiunto al Senato sia il migliore possibile».

Sul nuovo Senato Renzi passerà la palla al popolo.

«Scegliere di indire un referendum è molto positivo».

D’Alema non ha risparmiato critiche anche su questo.

«Voglio molto bene a D’Alema e mi ha insegnato tanto, ma fatico a condividere le sue posizioni».

Cioè?

«I problemi che stiamo affrontando sono quelli che i governi di centro-sinistra non hanno saputo risolvere e che in alcuni casi hanno prodotto, come la precarietà».

Si riferisce a Prodi, Amato e D’Alema?

«Le critiche sono sempre stimolanti, ma tutti i protagonisti di quelle esperienze prima di alzare il ditino potrebbero spendere una parola di autocritica».

Il 21 marzo tutte le anime della sinistra Pd dovrebbero riunirsi a Roma. Ma la convention è in bilico perché la minoranza è spaccata.

«Io lavoro all’unità del partito».

Lo ammetta: i Giovani turchi si sono trasformati in renziani di sinistra e Renzi ha abbandonato l’idea di partito liquido.

«Ma va. Noi dal giorno dopo il congresso abbiamo sfidato Renzi sui contenuti e questo ha prodotto dei risultati. Non sono e non sarò mai un renziano, ma se Matteo oggi riscopre il partito pesante non significa che sia diventato un giovane turco. Il confronto serve».

La minoranza resta critica. Se remasse contro potreste aver bisogno del soccorso azzurro al Senato…

«Forza Italia ha dato l’ok in Commissione alla riforma costituzionale, quindi sul merito è d’accordo».

L’opposizione è politica.

«Esatto. Spero che in quel partito sappiano ascoltare i tanti che sulla Costituzione vorrebbero che prevalesse il merito».

I pontieri sono ancora al lavoro?

«Io sono archeologo, non ingegnere. Con me i ponti rischierebbero di cadere…».

Dopo l’assoluzione di Berlusconi, qualcosa, però, è cambiato.

«No. Il Pd ha sempre scisso i due piani: giudiziario e politico».

Rosalba Carbutti

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