Articolo pubblicato il 12 aprile 2015 su QN (Carlino, Nazione e Giorno)

Prima la piazza, ora il manifesto. Il passo successivo della Coalizione sociale, dopo la manifestazione color rosso antico del 14 marzo scorso, è una riunione con una cinquantina di persone in un seminterrato del circolo Arci del popolare quartiere di Centocelle a Roma. Con un suo manifesto.
La minoranza Pd è assente. E la regola numero uno è il silenzio stampa: «I giornalisti non possono entrare, la riunione è privata». Conferma l’altra anima della Cosa rossa, il costituzionalista Stefano Rodotà: «Oggi (ieri, ndr) non si può dire niente». Guai mai che qualcuno si sbottoni e traduca la coalizione sociale con un più prosaico «soggetto politico».
Susanna Camusso, ignara del summit semi-clandestino, dopo aver (gelidamente) partecipato alla manifestazione di Landini, lancia quella che è una vera scomunica: «La coalizione sociale non va da nessuna parte. In questa difficile stagione non ci sono scorciatore».
«Non è la coalizione di Landini o della Fiom, ma una realtà che coglie le istanze di numerosi soggetti di base che operano sul territorio», ribatte in sindacal-politichese il leader dei metalmeccanici Fiom. La domanda, comunque, resta sempre la stessa: la coalizione sociale diventerà un partito? In gioco c’è la solita prateria a sinistra. Che, a detta di alcuni esponenti Pd, non è solo un Eldorado. Lo spazio c’è. E, come al solito, c’entra Matteo Renzi.

Daniele Marantelli, coordinatore dei deputati democratici di ‘Rifare l’Italia’ che hanno nel Guardasigilli Andrea Orlando il loro leader, dà credito all’operazione di Landini: «Al di là della comprensibile azione di depistaggio, l’intenzione del numero uno Fiom è occupare lo spazio politico a sinistra del Pd. Dipende da noi il suo successo…».
Landini, del resto, non intende mollare il suo «impegno». E dà già un secondo appuntamento: «Ci si rivede a maggio per nuove adesioni da parte di soggetti multipli e singoli e per pianificare il futuro della coalizione».
Insomma, il gioco si fa serio.
Un bersaniano di ferro fa autocritica: «Non è un caso che alla riunione di Landini non ci fosse nessuno della minoranza Pd. Il motivo è semplice: i ribelli dem non sanno cosa fare da grandi».
La divisione, come nella miglior tradizione della sinistra, insomma regna sovrana. Un deputato democratico di primo piano conferma: «Tra chi sbraita nel Pd nessuno se ne andrà per sfilare sotto le bandiere della Fiom». Per un leader che nasce, del resto, ce n’è sempre uno nuovo che lo sfida da sinistra. I ‘reduci’ dell’Altra Europa con Tsipras oggi s’incontrano a Bologna per aprire l’ennesimo cantiere a sinistra. Le parole di un ex Ds sintetizzano i titoli di coda: «Lo spazio rosso c’è. Ma è troppo affollato e poco competitivo…».

Rosalba Carbutti

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