Articolo pubblicato su QN (Carlino, Nazione e Giorno) l’8 dicembre 2014

dall’inviato
Rosalba Carbutti
PARMA
I “figli delle stelle” del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, sono quasi 400. Un’ala dissidente – composta da parlamentari (una decina), amministratori locali (160) e attivisti- che ieri a Parma ha iniziato a contarsi e soprattutto a smarcarsi definitivamente da Beppe Grillo. Il «Movimento siamo noi», ripetono tutti in coro. Il comico è sempre più sullo sfondo, offuscato, tant’è che Pizzarotti, alle 10 di mattina, lancia il primo missile: «Grillo ha fatto un passo indietro nei fatti». Come dire, lui è il passato. Ma è Giulia Sarti, deputata riminese ribelle, a dare il colpo di grazia al «padre» del Movimento, auspicando addirittura di «togliere il nome di Beppe Grillo dal simbolo». Il deputato Tancredi Turco la dà addirittura come una cosa fatta: «A Milano se ne parla da giorni». Pizzarotti ne approfitta e sfida colui che era il leader incontrastato: «Le espulsioni vanno ripensate, le persone sono da valorizzare. La prima cosa che il direttorio dovrebbe fare è convocare una grande assemblea, per non chiamarlo Congresso, e discutere di proposte ed errori».

La parola Congresso ormai non fa venire l’orticaria a nessuno. Come nessuno si scompone di fronte alle slide modello Renzi per illustrare lo Statuto di Parma e nemmeno all’idea di una conferenza stampa del sindaco-leader, come tutti i politici che si rispettano, alla fine della giornata. Il blog è silenzioso, quasi inerte. Si risveglia solo alle 18 e 30 quando il “padre” decide di battere un colpo con un videomessaggio per rimarcare il territorio. Il pretesto è la raccolta firme per il referendum anti-Euro, la sostanza è la risposta agli attacchi del sindaco da Parma. «Io sono più vivo che mai, nonostante questo tentativo di seppellimento mio, di Casaleggio e del Movimento 5 Stelle. Il Movimento 5 Stelle è andato avanti». A stretto giro arriva l’hashtag #passoavanti.
Pizzarotti è soddisfatto: «È un segnale positivo, abbiamo riattivato la circolazione». E in veste di leader, si paragona addirittura a Rosa Parks, attivista di colore famosa per aver rifiutato nel 1955 di cedere il posto sul bus a un bianco, salvo poi inciampare e chiamarla «Rosa Parker». Al di là della gaffe, il discorso è chiaro: «Lei si è seduta su un posto dove non poteva stare, ci vuole sempre qualcuno che cominci… È vero siamo qui grazie a Grillo, ma ora ci abbiamo messo la faccia. Ed è ora di dire basta a tutti quei leoni da tastiera che s’incontrano sul blog. Dobbiamo tornare allo spirito del 2009 del teatro Smeraldo, quando venne fondato il Movimento». Walter Rizzetto, uno dei parlamentari presenti ieri alla Leopolda pentastellata, non ha dubbi: «Ci vuole più politica», mentre la deputata Sarti, getta la vera bomba della giornata: «Discutere della proprietà del simbolo non dev’essere un tabù». Pizzarotti, in effetti, non nega: «Può essere un percorso», taglia corto. Un primo passo prima della scissione? Tutti negano, per primo il sindaco di Parma: «Qui non nasce nessun partito alternativo, né corrente, ma ormai possiamo camminare con le nostre gambe».
«Siamo qui per confrontarci, siamo qui per lo statuto di Parma…”, ripetono quasi tutti. Ma i capannelli di deputati ed espulsi si sprecano. Rizzetto con Defranceschi, il consigliere regionale emiliano espulso da Grillo, più volte omaggiato da Pizzarotti per «il lavoro che ha fatto negli ultimi 5 anni». Rizzetto con il consigliere regionale abruzzese Leandro Bracco («Walter ti devo parlare. Da soli»).

Attivisti che, in platea, mostrano il selfie col deputato dissidente, mentre gli amministratori locali sognano un portale per connettersi e sfogano la propria delusione. «Mi sono dimesso da capogruppo M5S di Rimini il 24 novembre alle 8 e 40 – dice Luigi Camporesi -, ho mandato un sms a Grillo e allo staff, ma nessuno mi ha risposto». Gli fa eco Andrea Gabbiani, consigliere comunale a Piacenza: «Il cerchio magico non mi va giù. Perché il bolognese Massimo Bugani può scrivere sul blog e noi no?». Non mancano neanche i consiglieri toscani fuoriusciti Antonio Ortolani e Saverio Gialardi: «Faremo un gruppo autonomo, vogliamo connetterci con tutti i delusi e creare un nuovo soggetto politico, senza Grillo e Casaleggio». Che la festa cominci.

 

L’intervista/ Turco: “Ora il direttorio batta un colpo”

Tancredi Turco, deputato M5S dissidente di Verona, alla fine della convention di Parma esulta: “Abbiamo vissuto la rinascita del Movimento”.
Giulia Sarti ha parlato anche di cambiare il simbolo del Movimento cinque stelle, togliendo il riferimento a Beppe Grillo.
“Non è un tabù, né una fantasia di Giulia. È uno dei passi dell’evoluzione del Movimento e a Milano ne stanno già parlando da giorni”.
La scissione, però, è stata rimandata…
“C’è stato un confronto di cittadini tra cittadini. Ora che il dibattito è più forte di prima tocca a loro battere un colpo”.
Chi intende per “loro”?
“I cinque deputati del direttorio: Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Carla Ruocco, Carlo Sibilia e Roberto Fico. È il momento che facciano un passo positivo verso di noi. Perché, diciamolo, sono loro che cercano la divisione, non i cosiddetti dissidenti. Adesso è giunta l’ora di includerci e rispettarci”.
Da quello che dice non ha molto apprezzato la scelta di Grillo.
“Beppe li ha nominati senza passare dall’assemblea, perché sapeva che il gruppo di parlamentari non li avrebbe scelti perché troppo talebani”.
Grillo intanto ha dato notizia di un nuovo tour all’estero. Come l’ha presa?
“Faccia quello che vuole”.

 

 

Rosalba Carbutti

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