ARTICOLO PUBBLICATO SU QN IL 5 MAGGIO

Rimini giornate del lavoro della cgil contestazione al ministro  del lavoro giuliano Poletti

dall’inviato
Rosalba Carbutti
Rimini

«MA QUALE sinistra?». È questa la domanda. La risposta, per il popolo della Cgil, riunito ieri a Rimini per le ‘Giornate del Lavoro’, non è di certo il governo Renzi.
Franco Tavella, 50 anni, segretario generale Cgil Campania, quando sente parlare di «governo di sinistra», scuote la testa. C’è anche un gruppetto di universitari che si definisce «simpatizzante». Greta e Gianluca, 23 e 25 anni, sono convinti: «Il sindacato deve cambiare, come tutti. Il decreto Poletti? Eravamo senza futuro prima, lo siamo anche adesso».
Del resto, ha sintetizzato bene l’umore della base il segretario Cgil Susanna Camusso: se il mondo fosse twitter, la parola chiave del giorno sarebbe l’hashtag «amici gufi». In sintesi: gelo. Tant’è che per rispondere alle bordate del premier («sul lavoro i sindacati non ci fermeranno, al Congresso Cgil non andrò») Camusso, ieri a Rimini, usa il linguaggio di Matteo Renzi. E promette (forse) fuoco e fiamme nella relazione di apertura del Congresso Cgil al via da domani.
Non fa una piega di fronte a un gruppetto di contestatori che irrompe in sala sventolando la bandiera «No Coop» e urlando «vergogna» al ministro del Lavoro. E c’è il silenzio assoluto anche quando i lavoratori della Coopservice di Bologna, collettivi emiliani e Usb invitano la Cgil a «ritirarsi a vita bucolica, tanto non ci rappresenta».
Tra i ribelli ci sono storie di lavori da front office o da bibliotecari all’Università di Bologna da 2,80 l’ora, ma la platea del convegno non si scompone: «Sono cinque esaltati…». Susanna Camusso è sempre lì, in prima fila. Fuori le urla, dentro il gelo. Stesso scenario nel primo pomeriggio, all’arrivo di Mauro Moretti, ad delle Ferrovie (ancora per poco, a breve passa in Finmeccanica), e Maurizio Lupi. Dentro la diffidenza verso il governo Renzi con in sottofondo alcune strofe della canzone di Daniele Silvestri su Che Guevara Cohiba, fuori il collettivo Paz di Rimini in assetto anti-Lupi, anti-governo, anti-sindacati e i parenti delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio che inneggiano «alle dimissioni di Moretti da ogni incarico». Camusso arriva dopo, fa la foto di rito con il ministro Poletti ospite al convegno, ma non è certo questione di feeling.
Quasi nessuno solidarizza con le proteste al di là del palazzo. A parte Simone un giovane militante del Pd, accorso in fretta e furia per ascoltare il ministro Lupi: «È il mio mito, mio nonno era della Dc. Anche Renzi mi piace… Però, bisogna ammetterlo, quella gente là che strepita un po’ di ragione ce l’ha». Iniziano le schermaglie tra Giuliano Poletti e il segretario confederale Cgil con delega al lavoro Serena Sorrentino: «Con il decreto più lavoro e più stabile». Replica: «Come, con contratti a termine acausali e rinnovi di una settimana?». Niente. Un dialogo tra sordi. Prova a mediare il responsabile economico della segreteria Renzi, Taddei: «La Cgil deve guardare tutti i provvedimenti del governo in materia economica. Basta polemiche: Renzi non viene al Congresso? So che non è la stessa cosa, ma ci sarò io».
Spunta il segretario generale di Fillea Cgil (edili) Cesena, Mauro Bianchi: «Sono preoccupato. Vengo dalla fabbrica, forse quelli là fuori dovremmo ascoltarli, ma ora i problemi sono il decreto lavoro, il Jobs Act… Qui torniamo alla legge Biagi».

Rosalba Carbutti

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