Pittella: “Juncker chiarisca o sarà crisi”

Intervista uscita il 7 novembre 2014 su Qn (il Resto del Carlino, la Nazione e il Giorno) Il Lussemburgo avrebbe concesso accordi fiscali alle multinazionali. L’allora primo ministro Jean-Claude Juncker, oggi neo presidente della Commissione Ue, rischia grosso? «La sua credibilità – spiega Gianni Pittella, Pd, capogruppo dei socialisti al Parlamento europeo – è in […]

Intervista uscita il 7 novembre 2014 su Qn (il Resto del Carlino, la Nazione e il Giorno)

Il Lussemburgo avrebbe concesso accordi fiscali alle multinazionali. L’allora primo ministro Jean-Claude Juncker, oggi neo presidente della Commissione Ue, rischia grosso?

«La sua credibilità – spiega Gianni Pittella, Pd, capogruppo dei socialisti al Parlamento europeo – è in gioco. Deve chiarire: sta dalla parte dei cittadini o degli evasori fiscali delle aziende?».

Insomma, deve dimettersi come chiede l’opposizione?

«Chiediamo che riferisca in Parlamento. Noi socialisti siamo esigenti, non accomodanti».

Quali ripercussioni ci saranno sulla Commissione Ue?

«Lo scandalo lussemburghese potrebbe creare stallo in Europa, mettendo a rischio il piano europeo degli investimenti da 300 miliardi».

La paralisi sarebbe un grosso problema per l’Europa.

«Siamo stremati. Non possiamo permetterci l’inazione come quando a capo della Commissione – che prima veniva scelta dai governi – c’era José Manuel Barroso».

Magari, essendo più debole, Juncker concederà maggiore flessibilità agli Stati membri.

«Ciò che deve dimostrare, visto lo scandalo in cui è invischiato, è quanto dichiarato nel suo discorso programmatico: lotta ai paradisi fiscali, alla distorsione della concorrenza e alla speculazione finanziaria».

Intanto con Matteo Renzi se le dà di santa ragione.

«Il premier sta conducendo una battaglia importante per la sburocratizzazione… Juncker ha solo precisato di non far parte di una banda di burocrati: è uno scambio di battute, niente di grave».

Juncker però ci è andato un po’ pesante. Essendo legato a stretto filo con Angela Merkel, non è che i rapporti tra la Cancelliera e Renzi siano in crisi?

«Macché. L’Italia è una componente fondamentale dell’Ue. Solo l’Italia dei leghisti è messa da parte».

Quindi il partito della flessibilità ha buone speranza di battere quello dell’austerità?

«Lo dimostra la strategia contro la deflazione e la bassa crescita della Bce».

Approva la linea di Draghi?

«L’economia europea langue e il governatore della Bce è riuscito a battere i falchi e a dare l’ok a misure espansive. Insomma ci darà un po’ di ossigeno».

Veniamo all’Italia. Non c’è la percezione che Renzi abbia un po’ troppi avversari che lo ‘frenano’?

«Qualunque cosa riesca a rimuovere le incrostazioni non rimanendo ingessato da poteri e corporazioni è visto positivamente. Dalla manovra al Jobs act».

Il premier dice che vorrebbe anche cambiare verso all’Europa, definita da molti un «carrozzone».

«C’è la questione delle due sedi, Bruxelles e Strasburgo. Tocca ai governi, non al Parlamento, mettersi d’accordo».

Rosalba Carbutti

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