Becchi: “Grillo ormai come Salvini, sarà una lenta agonia”

Intervista pubblicata su Qn il 30 novembre 2014 PAOLO BECCHI,  genovese, ordinario di filosofia del diritto, da sempre vicino al Movimento 5 Stelle, tanto da essere definito impropriamente l’«ideologo», è lapidario: «Ormai è destinato a una lenta agonia». Professore, che cosa sta succedendo? «Premetto: parlo da semplice attivista. Ma quello che vedo è la trasformazione […]

Intervista pubblicata su Qn il 30 novembre 2014

PAOLO BECCHI,  genovese, ordinario di filosofia del diritto, da sempre vicino al Movimento 5 Stelle, tanto da essere definito impropriamente l’«ideologo», è lapidario: «Ormai è destinato a una lenta agonia».

Professore, che cosa sta succedendo?

«Premetto: parlo da semplice attivista. Ma quello che vedo è la trasformazione del Movimento in un partito con una struttura verticistica. E non parliamo delle regole, ormai trasgredite pure dal garante».

Che è ancora Beppe Grillo…

«Già. Le espulsioni non le giudico nel merito, visto che sono sempre stato favorevole a fare piazza pulita delle mele marce, ma nel metodo. Ci doveva essere un voto dell’assemblea parlamentare e non c’è stata».

Poi è arrivata la nomina del direttorio.

«È la prova del fallimento della democrazia diretta della Rete, ormai mera certificatrice di decisioni prese dall’alto. Non metto in dubbio la validità dei magnifici cinque, ma doveva essere il web a sceglierli, non il leader. Altrimenti…».

Altrimenti?

«Va a finire che non c’è differenza tra Grillo e Salvini che ha appena nominato i due vice-segretari della Lega».

Salvini, del resto, ha rubato voti ai 5 Stelle alle ultime Regionali.

«Per forza. La base è disorientata e molti non hanno votato per protestare contro Grillo e i parlamentari».

È tutta colpa di Grillo, quindi?

«No. Lui ha avuto il grande merito di lanciare il Movimento mettendoci tutte le energie possibili. Credeva davvero di trasformare l’Italia con uno tsunami. Il problema è che un capo politico si vede più dalle sconfitte che dalle vittorie e lui, non sapendo gestire le difficoltà, si è fatto di lato».

Ma se il leader è in declino, cosa resterà del Movimento?

«Il declino aprirà una nuova fase, minoritaria, molto lontana da quel famoso 25 per cento delle elezioni politiche del 2013. I 5 Stelle non penseranno più a cambiare l’Italia, ma resteranno dentro le istituzioni: sarà una decrescita infelice».

Quindi i parlamentari non riusciranno a «camminare con le proprie gambe» come ha auspicato Grillo?

«Molte responsabilità ce le hanno anche loro. Dovevano essere cittadini, sono diventati onorevoli. Come gli altri. E hanno perso il contatto con il territorio. Non è un caso che la senatrice Paola Taverna sia stata contestata a Tor Sapienza (Roma) come una politica qualsiasi».

Che cosa farà da grande il Movimento?

«Si vedrà il 7 dicembre, al summit di Parma del sindaco Federico Pizzarotti. Magari ci sarà una scissione chiarificatrice…».

Con Pizzarotti leader dei dissidenti?

«Il problema è che lui non ne ha voglia e quindi il M5S continuerà a perdere pezzi e voti».

Le Regionali non sono state un successo, ma il calo era già iniziato alle Europee…

«Se finisci il comizio urlando evviva Berlinguer, sbagli. Sono mancate, dalle Europee in poi, le parole guerriere e trattare con Matteo Renzi è stato un grande errore».

Rosalba Carbutti

Twitter@rosalbacarbutti

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