Ricolfi: “L’Italicum premia i populisti (e Grillo)”

«IL VOTO in Francia dichiara la fine del bipartitismo in Europa». Per Luca Ricolfi, sociologo che insegna analisi dei dati all’Università di Torino, la vecchia dicotomia destra/sinistra sta morendo. Che cosa succederà all’Europa? «Ovunque si sta affermando il tripartitismo. Dalla Gran Bretagna alla Spagna, dalla Grecia al Portogallo fino, ovviamente, all’Italia». Il Front National è […]

«IL VOTO in Francia dichiara la fine del bipartitismo in Europa». Per Luca Ricolfi, sociologo che insegna analisi dei dati all’Università di Torino, la vecchia dicotomia destra/sinistra sta morendo.

Che cosa succederà all’Europa?

«Ovunque si sta affermando il tripartitismo. Dalla Gran Bretagna alla Spagna, dalla Grecia al Portogallo fino, ovviamente, all’Italia».

Il Front National è comunque un partito di ultra destra.

«Noi lo definiamo così. E lo stesso fanno gli avversari perché gli conviene. Ma come si può definire il lepenismo? Chi è il modello? Marine, Marion o Jean Marie?».

Marion ha detto che «la destra e la sinistra sono morte».

«Dopo aver preso le distanze dal capostipite Jean Marie, il FN ha cercato di ‘grillizzarsi’ per connotarsi al di fuori dei partiti classici. Un po’ come la Lega nel ’94, quando veniva percepita come un partito né di destra, né di sinistra».

Quindi in Francia, in Italia e in Europa quale sarà l’alternativa?

«Tra i partiti che rispettano l’ortodossia europea e quelli contrari. Finora le forze che stanno fuori dal rigore Ue non si sono aggregate, ma tra 5 o 10 anni potrebbero farlo. Lo scenario futuro sarà questo: socialisti e liberaldemocratici insieme da una parte e anti-europei dall’altra parte. In alcuni Paesi gli anti europei saranno connotati più a destra, in altri più a sinistra».

I populisti, insomma, si assomigliano…

«Le idee di Tsipras non sono tanto diverse da quelle dei partiti di destra. In Grecia il leader di Syriza chiedeva all’Ue la deroga al patto di Stabilità, la spesa in deficit, la valorizzazione degli Stati nazionali…».

Gli anti-Ue, quindi, ci hanno visto lungo…

«Non tanto per merito loro, ma per demerito degli europeisti. Questa nomenklatura di Bruxelles è di una cecità impressionante. L’Europa è immobile, incapace in politica economica ed estera… Se l’Ue fosse stata governata in modo decoroso da conservatori, socialisti e popolari questi movimenti non sarebbero venuti fuori con la forza con cui si sono affermati. Del resto chi ha il fegato di esaltarsi per Juncker o la Merkel?».

Quindi Renzi ha ragione quando dice che «se l’Europa non cambia, rischia di diventare la migliore alleata della Le Pen?»

«Ha ragione, peccato che lui faccia lo stesso. Fa il gradasso, ma sull’immigrazione in primis ha sposato la linea di Bruxelles dell’accoglienza, delle frontiere aperte. Mentre la destra prende una posizione chiara sui migranti, la sinistra e Renzi farfugliano».

Grillo rientra in questo cambio di prospettiva europea?

«Il Movimento 5 Stelle è difficile da definire. I bersaniani e la sinistra-sinistra lo considerano un movimento più vicino alla sinistra, la destra di Salvini, invece, come un alleato per le politiche anti-Ue».

Con l’Italicum potrebbe vincere le elezioni.

«Al ballottaggio, quando ci sono tre poli, più o meno dello stesso ordine di grandezza, è abbastanza casuale quale viene escluso. Potrebbero andare al ballottaggio tutte e tre le coppie (M5S-Pd; Pd- centrodestra; M5S-centrodestra). È il cosiddetto ‘paradosso di Condorcet’: lo stesso partito può vincere con uno sfidante, ma perdere con un altro».

Se, invece, il premio di maggioranza andasse alla coalizione anziché alla lista?

«Sarebbe un passo avanti perché porterebbe i partiti a coalizzarsi in due poli. La democrazia funziona con due alternative».

L’Italicum è un autogol del Pd.

«È stato un errore credere al 40% delle Europee, non capire che era andata come ai funerali di Berlinguer. Quando morì in tanti votammo comunista solo per simpatia e stima dell’uomo… Ma un conto sono i funerali di Berlinguer, un conto il vero consenso verso i comunisti. Renzi ha i voti del partitone degli ultimi 40 anni. Sopra quota Veltroni (circa 34%) è difficile che ci andrà».

L’avanzata di Grillo e Salvini in Italia è anche colpa della mancanza di una destra moderata?

«Bisogna vedere se la destra tornerà attraente. Ma in ogni caso non sono convinto che Berlusconi sia molto più moderato di Salvini. La differenza è che il Cavaliere parla in modo astratto, mentre il leader leghista parla come al bar, quindi tutti lo capiscono».

Rosalba Carbutti

Intervista pubblicata l’8 dicembre 2015 su QN

Twitter@rosalbacarbutti

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