ARTICOLO DEL 6 MAGGIO 2013 PUBBLICATO SU QN

«CE LA METTIAMO tutta». «Non si può interrompere la speranza». «Si deve rimettere in moto la fiducia delle famiglie». Enrico Letta esordisce così, la prima volta in tv da premier, da Fabio Fazio a Che tempo che fa. Il look è sobrio, ma la cravatta tende al rosso-bordeaux, quasi ad avvalorare quello che dice subito: «Questo non è il governo ideale, né per me, né per gli italiani. Io ho lottato per un governo di centrosinistra…». Poi, però, rimette i panni del presidente del Consiglio e parte dai doveri. Cioè le priorità: già in settimana il decreto per sospendere l’Imu e intervenire immediatamente su Cassa integrazione in deroga. Le altre urgenze: interventi per gli esodati, il cambiamento della legge elettorale e l’abbassamento delle tasse per i neoassunti. Un attimo dopo, cerca di rassicurare, scongiurando il fantasma da tutti temuto, ma guarda in basso: «Una manovra aggiuntiva? Spero di no…». Il discorso, poi, vira sull’Iva, ma Letta non è definitivo: «Tenteremo, lavoreremo… per abbassarla». Più deciso, invece, sulla vera «ossessione» del suo governo, ribadita in tv, dopo averla sottolineata nel suo discorso per ottenere la fiducia: «Abbassare le tasse sul lavoro per i neoassunti». Per questo — dice Letta, affilando le unghie — «mi batterò in Europa e in Italia». E aggiunge: «Proporrò, al vertice europeo di giugno, un grande progetto per il rilancio dell’occupazione dei giovani».
Successivamente torna sull’Imu, prima vera e propria grana della convivenza forzata tra Pd e Pdl: «Faremo un decreto per sospendere la rata di giugno e consentire nelle prossime settimane di mettere in campo il processo di riforma». Non manca la stoccata al Cavaliere che, ieri, ha ribadito la linea dura: «L’Imu non è una cosa di Berlusconi. Il suo superamento faceva parte dei programmi di tutti e tre i partiti politici che sostengono il governo. Il Pd aveva il superamento come uno dei piani essenziali. Si va in quella direzione ma i particolari sono da discutere». E precisa: «Piuttosto che parlare di Imu, preferisco parlare di casa». E cita le agevolazioni per giovani ed eco-costruzioni.

INFINE, conclude, con alcune promesse — dall’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti all’eliminazione della indennità per i nuovi incarichi ai ministri parlamentari — terminando in modo ben poco democristiano: «Se farò tagli a cultura, scuola e ricerca mi dimetterò».
Tra i temi toccati non manca quello del Pd e dell’elettorato deluso. «Perché, Letta, perché?», si chiedeva ieri qualcuno su Twitter. Il premier cerca di spiegare con la «scelta di servizio», citando l’esempio di Giorgio Napolitano («ha fatto una scelta di servizio, quando tutti gli hanno chiesto di ricandidarsi. Poi sul governo ha fatto la sua scelta, e non ho ancora capito perché…), ma subito torna sul suo partito, mai come oggi sull’orlo di una crisi d’identità. E, come da tradizione, fa autocritica: «Il Pd non ce l’ha fatta. Si è fermato lì, quando abbiamo votato per il Capo dello Stato…». Salvo rilanciare: «Serve un congresso fondativo, ma il Pd è un’idea vincente perché mette insieme le differenze». Per spiegarsi invita i militanti ad andare a vedere il murales «Tuttomondo» di Keith Haring, nella sua Pisa. Una citazione che, forse, dal Letta di governo non ti aspetti.