L’Italia ce la sta facendo. Forse anche noi, come gli altri Paesi europei, accorceremo i tempi del divorzio e, invece, di aspettare tre lunghi anni, faremo come in Germania, dove per dirsi addio basterà un anno tondo tondo. C’è chi ci mette molto meno, dalla Francia alla Gran Bretagna (6 mesi) fino alla Spagna (due mesi). E chi, invece, addirittura risolve tutto con un certificato (Svezia) o chi, affidandosi ad agenzie ad hoc da nomi evocativi (vedi ‘Divorzio express’), va a divorziare all’estero dove la legislazione evita i tre anni di calvario canonici. Ma, è ovvio, siamo nel Belpaese. Non possiamo pretendere un ‘divorzio lampo’ come volevano i radicali (e comunque sarebbe poi giusto?), ma accorciare di un bel po’ i tempi sarebbe già una bella conquista. Le prerogative, questa volta, ci sono tutte. C’è stato un accordo bipartisan alla Commissione giustizia della Camera e soltanto qualche mosca bianca, dai cattolici alla Lega, si è messa di traverso.
Ebbene, l’ostruzionismo è comprensibile. Ciò che non è, invece, non mi è chiaro è la solita proposta all’italiana: sì al divorzio breve, ma se ci sono minori raddoppiamo i tempi. Che senso ha? Per dar modo ai bimbi di abituarsi alla rottura? Ma non sarebbe meglio, invece, evitare loro liti, lungaggini e situazioni di limbo?
Di certo non sono io a dover dare una risposta, non avendo alle spalle matrimoni, divorzi e nemmeno una maternità. Per questo chiedo a voi, commentatori e commentatrici fedeli del blog, di darmi un parere, una motivazione, una spiegazione che giustifichi questa idea. A me pare assurda. Anche perché se dolore dev’essere, che sia il più rapido e veloce possibile. O no?
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