Intervista pubblicata su QN il 2 novembre 2014
Con Gentiloni alla Farnesina, un altro petalo della Margherita si aggiunge al governo Renzi. Come l’ha presa?
«Non è tanto il peso degli ex rutelliani che mi preoccupa – dice Alfredo D’Attorre, bersaniano, e ultrà della minoranza Pd –. Il problema è che il partito sta subendo una mutazione genetica».
Il Pd, quindi, coincide con la Dc? 
«Dagli Esteri al Lavoro all’Europa stiamo scavalcando la Dc a destra».
Voi l’avevate detto che c’era questo rischio. 
«Basta guardare i risultati. In politica estera la posizione di Renzi è schiacciata su Israele, il Jobs act è espressione delle richieste di Draghi e della Merkel – obiettivo non raggiunto nemmeno dal centrodestra – e in Europa non siamo riusciti a cambiare verso alle regole».
Intanto, però, il peso degli ex Ds è minimo. 
«Noi siamo dentro con due piedi nel Pd e da lì non ci muoviamo».
Quindi, niente scissione.
«Macché. Anzi, non voglio nemmeno sentirne parlare. Mica possiamo demotivare quella parte di sinistra che vive nel Pd».
Cioè il popolo della Cgil di San Giovanni?
«Sì, quello che s’identifica nel Pd, ma non nel Pd di Renzi, cioè un partito personale, legato alla leadership del premier. Ma snaturando il progetto dei democratici, quegli elettori lì rischiano di andare dall’altra parte».
Voi della minoranza che cosa pensate di fare, allora?
«Il Pd sta passando un periodo di sbandamento con posizioni che non appartengono a nessuna forza del socialismo europeo. Il nostro ruolo è porre un freno a tutto questo, dall’interno».
Renzi fa spallucce. Punta al partito della Nazione. 
«Già. L’idea è chiara: mandare in soffitta destra e sinistra, abbracciando un approccio populista e peronista».
Lui, però, ha preso il 41%. 
«Renzi non sarà l’ultimo segretario del Pd».
Avete un leader alternativo?
«Ci sarà un nuovo congresso e proporremo un’alternativa al renzismo».
Con Landini o Speranza?
«Stiamo solo tentando di evitare che del Pd dopo Renzi restino macerie».
Si dice che siate 80 alla Camera e 30 al Senato.
«Non ci sono correnti militarizzate. Ma, di certo, dopo la manifestazione Cgil, credo che Renzi sul Jobs act scenderà a patti. Un partito di sinistra non può abolire totalmente l’articolo 18 e non aumentare le risorse agli ammortizzatori sociali. Lo capirà anche il premier, nonostante abbia consiglieri che gli suggeriscono di dare spallate…».

Rosalba Carbutti

Twitter@rosalbacarbutti

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