Cesare Damiano (Ansa)

«IL MALESSERE c’è. I problemi che pone Massimo D’Alema sono veri». Cesare Damiano, presidente della commissione lavoro ed esponente della minoranza Pd, ammette: l’ex premier «ha uno stile diretto e ruvido, ma ha ragione».
Quindi concorda con D’Alema quando evoca un «malessere» capace «di trasformarsi in un nuovo partito»?
«Sono d’accordo sul fatto che serva un cambiamento di rotta. È necessaria una maggiore dialettica tra Pd, governo e Parlamento… Le scelte fondamentali non si possono ricondurre all’idea del comando unico».
Insomma, nel Pd decide tutto Renzi?
«Diciamo che, a volte, prevale la tendenza a imporre soluzioni piuttosto che a ricercare compromessi».
Ciò implica una guerra di logoramento tra dirigenza dem e minoranza.
«Abbiamo partecipato a vari bracci di ferro che hanno portato a soluzioni, dal Jobs Act alla riforma costituzionale. Ma, ogni volta, è stata una faticosa conquista. E, alla lunga, ci si stanca».
La scissione diventerà l’unica strada percorribile?
«Non è un’ipotesi che perseguo. Ma c’è il rischio di essere su un piano inclinato. È un errore ignorare il crescente abbandono del Pd da parte di elettori di sinistra. E pensare di rimpiazzarli con voti che arrivano da destra è un’illusione. Un calcolo politico sbagliato e miope».
Che fare, allora?
«Non c’è dubbio che siamo di fronte a problemi inquietanti che non vengono affrontati nel modo giusto».
Si riferisce al caso primarie?
«A Napoli, soprattutto. Ma anche a Roma mi fa sorridere che qualcuno si immagini di gonfiare i dati dell’affluenza».
I «problemi inquietanti» come si risolvono? Con liste a sinistra alternative ai candidati renziani?
«Di fronte alla certificazione di comportamenti illegittimi, come avvenuto a Napoli, non si può dare una risposta burocratica. Si tratta di questioni politiche oltre che di regolamento».
Le vostre richieste non sono state accolte?
«Ho proposto di rivotare in quelle sezioni in cui si è certi di irregolarità, ma non sono stato ascoltato».
Risultato: Bassolino potrebbe correre da solo…
«E ci stupiamo? Se la situazione è ingestibile e i vertici Pd non sono in grado di risolverla, che cosa ci aspettiamo? ».
Nel 2017 c’è il congresso: resisterete fino allora dentro al partito?
«Il Pd è la mia casa, ma se non si alza il livello del confronto certe situazioni possono diventare difficili».
D’Alema dice che anche la battaglia della minoranza non incide.
«Il problema è che non c’è un’unica minoranza, ma parecchie. Non siamo un blocco omogeneo, purtroppo. Certo mi auguro che riusciremo almeno federarci per il congresso. Non sarà un’impresa facile».

Rosalba Carbutti

Twitter@rosalbacarbutti

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