Ebbene sì: sono passati 25 anni dalla svolta della Bolognina, giorno in cui Achille Occhetto mise fine al Pci. Viene da chiedersi che cosa resti, di quel giorno. L’ex leader, intervistato da Qn, è come se scuotesse la testa: “Da Berlinguer a Renzi sembra che non ci sia stato nulla”. E vedendo che cosa c’è al posto della famosa sezione di Bologna dove cambiò tutto – un parrucchiere cinese – viene da dargli un po’ ragione. Del resto, se non si può dimenticare il passato per costruire il futuro, scadere nella nostalgia è piuttosto inutile. L’altra sera, ad esempio, sempre a Bologna, si sono celebrati i 70 anni delle Feste dell’Unità con il docufilm “La Grande Festa” omaggio ai tanti volontari che, negli anni, hanno speso tempo tra gli stand per dare sostegno a un partito a cui restare, comunque si chiami, aggrappati. Ecco, viene da chiedersi, vedendo la sala del cinema dell’altra sera con Stefano Bonaccini (candidato presidente dell’Emilia-Romagna) e l’ex segretario Pier Luigi Bersani, osannati dai volontari accorsi per vedere riflessa la propria militanza in video, se tutta questa prosopopea abbia ancora un senso. C’è chi, come il comico Vito, interpellato, non ha dubbi: anche tra i volontari c’è il ricambio generazionale. Poi basta guardare il docufilm o fare due passi tra gli stand della Festa dell’Unità, per rendersi conto che il ricambio è appena accennato. Il motivo è semplice: il neo Pd di corso renziano ha due anime, ben distinte e che faticano a fondersi. Mica facile, direte voi, riuscire a tenere insieme chi votava Berlinguer con chi votava Dc e chi, oggi, vota Renzi. Mica facile far convivere la solidità delle sfogline della festa dell’Unità con la velocità liquida dei tweet dei nativi digitali democratici.
E allora? Si faccia il partito della Nazione senza fare troppo i fighetti, come dice Renzi. Per il leader Pd, abituato all’ipersemplificazione, è semplice come postare un tweet. Per la minoranza del Pd degli ex Ds, invece, è tutto un discutere, fare tavoli, non fare il passo più lungo della gamba. Come si fa, allora, a mischiare quello che resta della società solida coi suoi retaggi ideologici con quella liquida, diciamo post ideologica? Il compito spetta a Renzi. La ricetta, come spesso accade, potrebbe arrivargli dal passato, rubando una frase dello scrittore e giornalista Franco Antonicelli: “Ci vuole molto, molto amore per distruggere a fondo, molto e tenace orgoglio del passato per rinnovarsi davvero”.

Rosalba Carbutti

 

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