OSVALDO NAPOLI, esponente di Forza Italia di lungo corso, non si preoccupa dei transfughi.
Verdini dice che parecchi parlamentari azzurri sarebbero pronti a fare la valigia.
«Ma va. Saranno due, massimo tre. E, comunque, se fossi in lui eviterei di gioire».
Perché?
«Verdini, Alfano e Bondi fecero le liste di Forza Italia. Erano i più fedeli a Berlusconi, poi hanno voltato le spalle a chi li ha creati. Assurdo».
Appunto. Se hanno mollato i fedelissimi, è facile che molti altri lascino il partito.
«Se penso che in trecento hanno cambiato casacca… Uno schifo, davvero. Uno schifo politico».
I malumori dentro Forza Italia ci sono.
«Certo. Quando lo spazio è di trecento è un conto. Ma se si riduce a cinquanta…».
Che cosa succede?
«C’è la paura del futuro, aumentano i malumori e così ci sono i ‘trasferimenti’ da un gruppo all’altro».
Insomma, stare in Forza Italia non assicura una poltrona.
«La gente perché molla il partito? Per convinzione? Macché. Per arrivare al 2018. L’unica prospettiva è finire la legislatura».
La linea, diciamo così, ondivaga di Berlusconi non aiuta.
«Semplicemente è consapevole del periodo che stiamo passando. Ma io ci credo: penso che riuscirà, come sempre, a fare sintesi».
Tra i capigruppo (Brunetta e Romani) la tensione resta alta.
«Le divisioni sono meno forti di quello che si pensa».
Sicuro?
«È gente fedele, suvvia. Sa come comportarsi».
Brunetta, però, ha rischiato di perdere il posto da capogruppo.
«Se ci saranno sostituzioni sarà per necessità politica. Berlusconi non ha mai cacciato nessuno».
E la richiesta di Toti di primarie e maggiore «democrazia» interna, come la legge?
«Invece di dividerci, bisogna iniziare a premiare chi vale, chi riesce ad avere tante preferenze e chi s’impegna sul territorio».
Tradotto?
«Se uno fa il sindaco da anni, e continua a vincere, che bisogno ha di fare le primarie? Non è che se uno è giovane è automaticamente un leader».
Insomma boccia le primarie?
«In alcuni casi si possono fare, ma dove c’è un leader no».
A Roma e Milano, ad esempio?
«A Milano no, non servono. E poi Berlusconi fa i sondaggi, sa come fare. A Roma, invece, dipende. Se non c’è un candidato unico… Ma se si candida Giorgia Meloni non avrebbero senso».

Rosalba Carbutti

Intervista pubblicata il 21 dicembre 2015 su QN

Twitter@rosalbacarbutti

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