ARTICOLO PUBBLICATO SU QN DI MERCOLEDI’ 29 FEBBRAIO 2012

 

ALESSANDRO BORGHESE si diventa. La ricetta? Dieci anni di gavetta, una passione sfrenata per tutto ciò che riguarda i fornelli e un sorriso sexy che piace sia alle mamme che alle teenager. Lo chef rock trentacinquenne di Cucina con Ale e Fuori Menu (programmi giunti alla terza stagione su Real Time) ammette: «Ho tanti fan. Mi fermano per strada o mi scrivono su Facebook e Twitter. Il mio segreto? La semplicità».
In effetti guardando lei in tv cucinare sembra facile.
«Propongo solo ricette divertenti».
Salvo quando utilizza ingredienti impossibili da trovare in un frigo di una classica famiglia italiana…
«Ho solo aggiunto qualche piatto estero, così, per innovare».
A proposito, come le inventa le ricette?
«Qualunque cosa può ispirarmi: una passeggiata, la lettura del giornale, la visita a una mostra di fotografia o la visione di un film».
Insomma, cucinare è un’arte.
«Certo. E non si smette mai d’imparare».
C’è un tempo per diventare chef?
«Almeno dieci anni. Poi per cavarsela bene ai fornelli bastano un po’ tecnica e materie prime eccellenti».
Cosa ricorda della sua gavetta?
«Ho lavorato tre anni sulle navi da crociera, poi in tanti ristoranti all’estero. Per diverso tempo sono stato anche negli Usa, dove sono nato».
Sua madre, l’attrice Barbara Bouchet, ha influito sulla sua carriera?
«Macché. Se sono diventato chef lo devo a mio padre, napoletano e bravo cuoco. Ho imparato da lui: a 14 anni ho capito cosa volevo diventare da grande».
Uno chef rock.
«Io sono quello rock, il collega Davide Oldani è quello pop. A ognuno il suo appellativo».
Lei, però, non lesina mai un consiglio musicale alla fine dei suoi tre piatti.
«La cucina è musica. Già i rumori delle padelle e dei piatti o dei cuochi in brigata sono armonici».
Oltre alla musica, cosa si abbina a un buon piatto?
«Un ottimo vino: non per niente sono sommelier».
Al momento non ha un ristorante tutto suo, ma se lo avesse quante stelle Michelin si darebbe?
«Tre, il massimo».
Per ora le basta allenarsi a casa, con sua moglie e sua figlia appena nata.
«Mi piace cucinare per la mia donna».
Quindi lo ammette: lei le donne le prende per la gola.
«Confesso: è un’arma che ho usato spesso».
Qual è la cena adatta alla conquista?
«Non c’è uno schema standard, vedi cibi afrodisiaci o simili. L’importante è cucinare piatti sfiziosi per le persone giuste, magari accompagnati da bollicine».
Per cucinare bene, però, ci vuole tempo.
«Un’oretta abbondante, minimo. Altrimenti non si può pensare di fare uno spezzatino decente o una parmigiana come si deve».
La spesa intelligente, invece, come si fa?
«In primis, scegliendo prodotti per più di un utilizzo. Per esempio se si acquistano delle verdure, si possono utilizzare anche per fare un buon brodo per i tortellini. Bisogna invece evitare le mono-porzioni e i cibi in scatola».
Quanto ha inciso, invece, la crisi sulla cucina italiana?
«Poco. Nel Belpaese si mangia sempre da Dio. E, nonostante conosca tutte le tecniche di cottura possibili, credo sia un bene tornare alla tradizione».

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