Alla fine #save194 ha funzionato. O, almeno, così pare. Comunque sia andata, il risultato  è che la legge che regola l’interruzione di gravidanza alla fine non si tocca. Pensate, con tutti i problemi che dobbiamo affrontare come sistema Paese, c’era ancora il dubbio. Non è un film, è quello che succede qui. Mettere in discussione la legge sull’aborto, 34 anni dopo il celebre referendum del 1978, mi pare qualcosa di assolutamente anacronistico. Detto questo mi sovviene un’altra perplessità. Mi spiego. Il tam tam dell’hashtag #save194 è da giorni che va avanti, martellante. Ho fatto retweet anch’io un paio di volte perché, di base, sul questo tema non ho dubbi: il diritto di scegliere per le donne è sacrosanto. Ciò detto, le mie certezze vacillano su un altro punto. E mi chiedo: i temi d’attualità sono tutti buoni per mobilitarsi online? Non c’è il rischio che un argomento così personale, intimo, importante relegato a una battaglia a colpi di tweet perda il suo valore fondante? Non credete che, oggi, in tanti parliamo e ci schieriamo su Internet, salvo poi nasconderci nella vita reale? Mica per paura (che avrebbe anche un senso), ma per inerzia. Ed è da quest’ultima, secondo me, che dovremmo salvarci. 

Qui potete leggervi il motivo del contendere e da cosa è nato il pronunciamento della Consulta che salva la 194: http://qn.quotidiano.net/cronaca/2012/06/20/732186-aborto-legge-194-salva-sorte-costituzionale-ricorso-inammissibile.shtml