Un tema che assilla l’Occidente è la ricerca della propria identità anche (ma non solo) in relazione all’espansione del mondo islamico in senso demografico e culturale. Dentro questa grande turbolenza che coinvolge politica, economia, rapporti fra Stati, immigrazione c’è un nodo che dobbiamo sciogliere e che ci può aiutare. L’Italia è uno dei Paesi al mondo che fa meno figli e addirittura il Sud, che è sempre stato fucina di nuclei numerosi, va in retromarcia: i morti superano i vivi. Al Nord, sarà per uno stato di benessere più diffuso, non succede ancora ma i nuclei famigliari tendono a non appesantirsi. Che fare? La soluzione è una sola: recuperare la cultura della famiglia e dei figli, nonostante tutte le difficoltà che oggi, fra lavoro precario, mutui a ostacoli, crisi economica assillano i papà e le mamme. Difficile indicare i dettagli per raggiungere l’obiettivo, ma non dimentichiamo che se vogliamo ricordarci chia siamo e dove andremo a finire bisogna recuperare il concetto di famiglia, di procreazione, di crescita dei figli che assicurano un futuro alla famiglia stessa e anche alla nostra società. Sì, c’è il bonus bebè ma non basta. E non pensino i politici di compensare il crollo demografico con i flussi di immigrati. Numeri a parte, questo è un altro tema di diffcile gestione che viaggia su binari diversi.

Bisogna trovare il modo di stimolare il concetto di famiglia naturale con un progetto di ampio respiro attraverso una
spinta culturale ed educativa e non priva di strategia economica. Secondo Ettore Gotti Tedeschi, padre di 5 figli, banchiere, economista ed ex presidente dello Ior, il governo ha una possibilità di intervenire: far crescere il Pil per compensare il deficit di popolazione e assorbire i costi dell’invecchiamento, come ha spiegato recentemente a Intelligonews. E’ il contrario di quanto è stato fatto negli ultimi decenni dove si sono compensati i costi dell’invecchiamento (pensioni e sanità) con la crescita delle tasse che ha messo in ginocchio il mercato della casa e il potere d’acquisto. Qualcuno potrebbe replicare: facile dire tutto ciò ma oggi crescere un figlio e’ un lusso. Tutto vero. Ma provare a pensare quanto sacrifici hanno fatto i nostri nonni e i nostri bisnonni quando il tenore di vita, fra le due guerre soprattutto, era molto più basso di oggi. D’accordo servono una economia più solida, un piano del governo per le famiglie, una maggiore elasticità da parte delle banche, la sicurezza del lavoro. Ma serve anche un cambio di mentalità. L’economia migliorerà, ma se ci abituiamo a dimenticare la prospettiva dei figli rischiamo di perdere anche la nostra identità. E sarebbe peggio che il crollo dello spread.
Beppe Boni