Finora non avevo mai provato nostalgia per il passato. E’ successo la prima volta in questi giorni a Genova, vedendo i giovani volontari che la sera tornano a Brignole per prendere il treno o il bus dopo aver spalato fango e svuotato secchi d’acqua tutto il giorno.
Camminano in gruppo, stivali e vanghe come divisa, sporchi di mota fino ai capelli. Si prendono in giro misurando i bicipiti per vedere chi ha lavorato di più, qualcuno canta qualcuno placa i morsi della fame con la schiacciata offerta dal panettiere appena riaperto, si appoggiano l’un altro sfiniti dalla stanchezza ma la cosa che colpisce di più è quel sorriso felice. Di una felicità vera, pura, totale.
Nè angeli nè diavoli, nemmeno eroi. Sono ragazzi e ragazze che avevano bisogno di stringere fra le mani qualcosa di concreto, un obiettivo preciso da raggiungere, un buon motivo per tirar fuori la parte migliore di sè. Una volta tanto sono andati a lezione non sui banchi di scuola ma per strada, dove la vita si impara davvero. E a giudicare dai risultati, per loro dev’essere stata una gran bella lezione.
Ma agli altri non è servita: basta seguire la faida tra grillini e non sugli insulti al grande capo, per capirlo. Eppure questa di Genova sarebbe un’occasione speciale anche per noi cosiddetti “maturi”. Perchè una volta tanto abbiamo di fronte un esercito di giovani schizzati dal fango, non dalla cocaina, gonfi di passione, non di alcool, capaci di dare e non solo di chiedere. E davanti a questa immagine, una volta tanto sarebbe il caso di fermarsi a guardare, di ascoltare, di imparare. Di riconoscere che mentre ci lasciamo stritolare, ormai prigionieri di un meccanismo infernale, loro stanno un bel passo avanti. Come noi tanti anni fa.
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