Giovedì 21 Novembre 2024

Whisky orientali, ecco il trend del 2018

Accanto agli immarcescibili whisky scozzesi, irlandesi e statunitensi, il 2018 vedrà l'esplosione dei distillati orientali e di quelli giapponesi in primis

Foto: yavuzsariyildiz/iStock

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L'esistenza dei whisky orientali, in particolare giapponesi, non è una certo novità e anzi sono ormai anni che gli appassionati li centellinano con dedizione. È anche vero, però, che in Italia non è mai stato facilissimo procurarseli, cosa che si è accompagnata a prezzi non sempre ragionevoli, per il rapporto qualità/prezzo proposto. Secondo gli analisti, la tendenza potrebbe cambiare, perché nel 2018 dovremmo assistere a un'affermazione dei whisky orientali anche presso il grande pubblico dei consumatori, non solamente presso i buongustai sempre alla ricerca di distillati fuori dalla norma. La carica sarà guidata dai giapponesi, ma non mancheranno chicche provenienti da Taiwan. I WHISKY ORIENTALI DEL 2018? IN GRAN PARTE GIAPPONESI Va da sé che il mercato italiano ed Europeo continuerà a premiare i whisky scozzesi e irlandesi, guardando con simpatia anche al mondo dei bourbon statunitensi. Se però mettiamo fra parentesi queste aree di produzione, allora il 2018 sarà decisamente all'insegna dei whisky giapponesi. Su tutti Nikka, Hibiki e Yamazaki, nomi premiatissimi e ormai orecchiati anche dai non esperti, grazie anche al gusto generalmente morbido e pulito, più facilmente abbordabile dai neofiti. Accanto alla triade d'oro si fanno strada altri distillati provenienti dal Sol Levante, in particolare quelli delle distillerie Hakushu e Chichibu: realtà di nicchia e di grande livello, che sembrano destinate a diventare i nuovi oggetti del desiderio degli esperti (con l'aumento dei prezzi che ne consegue). OLTRE IL GIAPPONE C'È TAIWAN Al di fuori del Giappone, il portabandiera dei whisky orientali è senza dubbio la distilleria Kavalan, che si trova a Taiwan e che negli anni ha sfornato alcune bottiglie notevolissime: ad esempio Solist Vinho Barrique Single Cask Strengt, che nel 2015 ha vinto il premio dei World Whisky Award per il migliore single malt al mondo. Meglio degli scozzesi o dei giapponesi, per dire. Spostandoci più verso occidente, vale infine la pena di segnalare l'indiano Amrut, che promette di far parlare di sé durante il 2018. Leggi anche: - Irish Whiskey, si prevede un'ascesa nel 2018 - Cognac, cambia la legge: XO dovrà invecchiare almeno 10 anni - Roma Whisky Festival 2018, biglietti e orari