Milano, 1 febbraio 2018 - Si inizia a parlare diffusamente soltanto negli ultimi anni di endometriosi, una patologia cronica che si stima interessi circa il 10% della popolazione femminile. L’endometriosi è responsabile di una serie di disturbi che possono compromettere seriamente, nei casi più gravi, la qualità della vita di una donna. A questo si aggiungono anche i problemi legati alla fertilità che l’endometriosi può comportare. Trattandosi di una disfunzione cronica non è corretto parlare di guarigione, è però possibile limitare sensibilmente i danni che questa patologia può creare se la diagnosi viene effettuata precocemente e si procede con un costante monitoraggio. Informarsi e riconoscere i campanelli d’allarme può essere fondamentale soprattutto per le pazienti più giovani che, se curate per tempo, potranno contenere il più possibile i danni.
Ci siamo rivolti al ginecologo Stefano Maria Ferrari – Responsabile del Centro per la diagnosi e cura dell’endometriosi e Coordinatore di Area Attività “Chirurgia Laparoscopica”- presso l’IRCCS San Raffaele di Milano. Si tratta di una delle realtà più avanzate in Italia, focalizzate sullo studio e sulla cura dell’endometriosi. Qui i medici si occupano di personalizzare il piano terapeutico in relazione all’estensione della malattia, alla sintomatologia correlata e al desiderio riproduttivo attraverso un approccio multidisciplinare che preveda l’integrazione della terapia medica ormonale con una chirurgia mininvasiva che utilizza tecniche d’avanguardia. L’équipe ha inoltre un’intensa attività scientifica e partecipa a studi collaborativi sia in ambito chirurgico che clinico. È membro attivo del gruppo ETIC (Endometriosis Treatment Italian Club) formato da medici specialisti, ginecologi e ricercatori, dedicato allo studio della malattia endometriosica.
Che cos’è l’endometriosi?
L’endometriosi è una malattia infiammatoria a carattere cronico, caratterizzata dalla presenza di isole di quel rivestimento interno dell’utero che si chiama endometrio che si impiantano e crescono al di fuori della cavità uterina. Ciò accade al livello del peritoneo, sulle ovaie o sulla superficie di alcuni organi addominali. Mentre l’utero è appositamente concepito perché al suo interno ci sia qualcosa che cresca e si sfaldi durante la mestruazione, le isole di questo tessuto al di fuori della cavità endometriale, invece, sanguinando cronicamente in corrispondenza di ogni ciclo provocano dolore, infiammazioni croniche, aderenze e cicatrici.
E’ possibile che siano molte le donne che ne soffrono senza saperlo?
E’ possibile, ma è molto difficile da valutare. Si stima che le donne affette da endometriosi siano circa il doppio della percentuale delle donne affette da endometriosi sintomatica. E’ quindi corretto asserire che molte donne sono affette da questa patologia senza saperlo.
Quali sono i sintomi tipici del disturbo?
Sintomi caratteristici che solitamente accendono il campanello d’allarme sono: dolore mestruale, che si chiama dismenorrea, dolore durante i rapporti sessuali e dolori simili a quelli mestruali ma non durante la mestruazione. Esistono altri sintomi meno frequenti che fanno sospettare il coinvolgimento da parte dell’endometriosi di organi nobili come la vescica, se coinvolta quest’ultima, per esempio, si potrà riscontrare sangue nelle urine, nonché necessità frequente di urinare. Se interessato il tratto basso intestinale, invece, si potranno manifestare disturbi gastroenterici, sangue dal retto o problemi di canalizzazione.
Il problema della fertilità è di primaria importanza per le donne affette da endometriosi?
Le statistiche ci dicono che il 30% delle donne affette da endometriosi può avere problemi di fertilità. Basti pensare che percentualmente, fra le donne che si rivolgono a centri per la procreazione medicalmente assistita, circa il 30/50% è affetta da endometriosi, diagnosticata o meno. L’impatto dell’endometriosi sulla fertilità è importante perché agisce su molti fronti. Essendo una malattia caratterizzata da emorragie, puntiformi ma croniche, può alterare i normali rapporti anatomici tra la tuba, l’ovaio e il cavo del Douglas; crea inoltre un ambiente peritoneale cronicamente infiammato che non crea condizioni ideali per la sopravvivenza delle cellule uovo. Non va dimenticata infine la riduzione del numero degli ovociti nonché l’influenza che la patologia ha sulla loro qualità in termini possibilità di essere fecondati. A ciò si aggiunge che in Italia vige la tendenza a fare figli più tardi rispetto al resto d’Europa, ciò porta inevitabilmente le donne ad affrontare una gravidanza in età in cui la fertilità può già essere ridotta per motivi del tutto fisiologici
Quanto può fare la procreazione assistita?
Sicuramente aiuta il fare riferimento a centri che si occupano di endometriosi, in modo da formulare una diagnosi quanto prima. Contenere e monitorare la patologia può impattare sulla fertilità. Il centro di procreazione farà ovviamente i conti con dei problemi, in alcuni casi risolvibili in altri casi meno. Alcuni danni possono essere affrontati anche chirurgicamente, con lo scopo di aumentare le probabilità di ottenere una gravidanza spontanea. Le donne in età più avanzata, invece, già esposte ad una riduzione fisiologica della fertilità, possono sottoporsi a cicli di stimolazione atti a massimizzare il lavoro dell’ovaio. Le pazienti endometriosiche possono avere sicuramente beneficio dalle varie tecniche che la scienza offre.
A che punto si trova la ricerca medica?
Dal punto di vista della letteratura medica l’endometriosi è oggetto di numerosi studi, l’argomento è caldissimo in termini di ricerca e di settore. Purtroppo questa realtà positiva a livello internazionale fa da contraltare ad una scarsa familiarità con questa patologia da parte di pediatri e medici di base. In parte ci sono anche delle responsabilità familiari, il primo interlocutore di un’adolescente che lamenta dei dolori acuti durante il ciclo è quasi sempre la madre. Spesso il sintomo viene ignorato in quanto le altre donne tendono a liquidare il problema dicendo che anche loro provano dolore durante la mestruazione, deducendo che sia tutto normale. Si tratta di un circolo vizioso che va interrotto quanto prima, attraverso la divulgazione. Ciò va a favore soprattutto delle giovanissime, che possono limitare il più possibile i danni dell’endometriosi, se scoperta e gestita per tempo.
Le donne affette da endometriosi, dovendosi sottoporre a frequenti controlli, hanno diritto a qualche forma di esenzione?
Con i nuovi Lea l’endometriosi è stata riconosciuta fra le patologie croniche, a patto che la paziente sia affetta dalle forme moderate e gravi. Ciò prevede la possibilità di richiedere un certificato che consenta un’esenzione che le permetterà di godere di alcuni prestazioni come ecografie transvaginali, ecografie transrettali e visite ginecologiche in tempi più ravvicinati. Non ci sono, purtroppo, esenzioni sui farmaci. Il calendario dei controlli deve essere ravvicinato, dopo aver ricevuto la diagnosi. Ciò non deve rappresentare un incubo, ovviamente, parliamo comunque di donne sane che però necessitano di essere monitorate a tutela della qualità della loro vita e per prevenire le complicanze.