Giovedì 21 Novembre 2024

Bullismo a scuola: anche i testimoni sono delle vittime

Secondo la scienza chi è testimone di violenze a scuola spesso finisce per subire conseguenze simili a quelle delle vittime dirette

Bullismo - foto antonio guillem istock

Bullismo - foto antonio guillem istock

Il bullismo scolastico è una questione molto complessa. Una ricerca appena pubblicata, condotta alla Université de Montréal in collaborazione con atenei francesi e belgi, rivela che gli studenti che attorno ai 13 anni assistono a episodi di violenza rischiano grossi problemi accademici, psicologici e sociali negli anni successivi.

LO STUDIO SUL BULLISMONello studio, pubblicato sul Journal of Epidemiology and Community Health, i ricercatori hanno esaminato dati relativi a quasi 4.000 studenti delle scuole superiori del Quebec. L'attenzione si è concentrata sul legame tra la violenza a cui assistono i ragazzi all'età di 13 anni e il comportamento antisociale dei ragazzi nei due anni successivi, tra cui uso di droghe, atti di delinquenza, disagio emotivo, ansia sociale, sintomi depressivi e scarso rendimento scolastico.

Fino a oggi le ricerche sul tema si sono sempre focalizzate su chi subisce la violenza e su chi la perpetra, tralasciando gli eventuali rischi per chi invece viene coinvolto "solo" come spettatore. Il nuovo lavoro evidenzia invece che i testimoni di gesti di bullismo vengono colpiti da stress post traumatico, con effetti simili a quelli che si riscontrano nelle persone che le violenze le hanno subite.

COME SI REAGISCE ALLE VIOLENZE?Quello che si evince è che osservare violenze gravi (aggressioni fisiche) può condurre all'uso di droghe e delinquenza. Lo stesso vale per chi assiste a episodi di furto e vandalismo. La violenza minore (minacce e insulti) è invece connessa a un aumento nell'uso di droghe, ansia sociale, sintomi depressivi e diminuzione dell'impegno e della partecipazione a scuola.

L'articolo riporta anche suggerimenti per gli istituti scolastici nell'affrontare il cosiddetto 'bullismo passivo'. "Le relazioni familiari e nella comunità rappresentano importanti risorse per facilitare le strategie per superare i danni psicologici o fisici e il comportamento aggressivo nei giovani", spiega Michel Janosz della UdeM. "Riteniamo che i programmi di intervento post-violenza trarrebbero beneficio da un approccio basato sulla vicinanza di una comunità che sappia incoraggiare chi si preoccupa per gli altri e respinga la mancanza di rispetto. Le scuole dovrebbero appoggiare chi assiste a episodi di bullismo invece che invitarli a non rimanere coinvolti. Nessuno dovrebbe sentirsi impotente".