Giovedì 21 Novembre 2024

Orche minacciate da inquinanti: presto il numero sarà dimezzato

Agenti chimici nocivi continuano a far danni e colpiscono soprattutto le orche: l'allarme lanciato da una recente ricerca uscita su Science

Foto: sethakan/iStock

Foto: sethakan/iStock

Lo stato di conservazione delle orche è ancora da stabilire ufficialmente, perché è difficile valutare il numero di esemplari nel mondo e dunque valutare se sono o meno vicine al rischio di estinzione. Ma una recente ricerca, pubblicata sul magazine Science, sostiene che a prescindere dagli esemplari esistenti dobbiamo aspettarci un dimezzamento della popolazione nei prossimi 30-50 anni. Colpa di agenti fortemente inquinanti, i policlorobifenili (PCB), che nonostante siano stati banditi ancora fanno danni. ORCHE SENSIBILI AI PCB I PCB sono composti organici utilizzati un tempo per numerose applicazioni: vernici, pesticidi, adesivi, sigillanti, oli per il raffreddamento termico e via dicendo. La loro fortuna commerciale era dovuta alla grande stabilità, cose che li rende degli inquinanti particolarmente persistenti. Banditi progressivamente a partire dagli anni Settanta, quando se ne evidenziarono i danni, sono ancora oggi presenti nelle acque dell'emisfero settentrionale, dove vivono le orche. Jean-Pierre Desforges, primo firmatario della ricerca, dice: "Inquinanti che pensavamo non fossero più un problema sono invece presenti in concentrazioni tali da continuare a rappresentare un rischio". PERCHÉ LE ORCHE SONO A RISCHIO? Le orche sono particolarmente soggette alla contaminazione perché si trovano all'apice della catena alimentare. Succede infatti che quando i PCB si decompongono tendono a essere attirati dalle molecole degli animali viventi. Quelli che frequentano il terreno di caccia delle orche, dai pesci alle foche, dai leoni marini agli squali, ne risultano affetti in egual misura. Allo stesso modo le orche, che però, in aggiunta, si cibano di tutti questi animali e quindi accumulano agenti inquinanti e cancerogeni nel loro grasso. Peter Ross, coautore della ricerca, sottolinea che "basandosi sui dati raccolti in un paio di decadi, i PCB rimangono l'inquinante numero uno riguardo la parte superiore della catena alimentare della fauna selvatica nell'emisfero settentrionale". A maggior ragione se vivono in acque prossime ad aree industrializzate, come il caso di alcune orche prese in considerazione dal paper. Leggi anche: - Tigre del bengala: ecco come proteggerla - Avvistato un rarissimo canguro degli alberi, si riteneva estinto - L'allarme: ecco quanta plastica serve per uccidere le tartarughe marine