Lunedì 23 Dicembre 2024

Studiare l'obesità senza test sugli animali: non solo possibile ma anche utile

Lo dimostra lo studio pubblicato sulla rivista Plos One dal Centro Piaggio dell'Università di Pisa in collaborazione con l'Università di Padova e l'Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa.Tecnica alternativa usa tessuti del corpo umano

Topolino da laboratorio in una foto Ansa

Roma, 14 febbraio 2018  - I disordini metabolici dovuti alla nutrizione eccessiva sono un problema ormai pressante per il sistema sanitario di molti Paesi del mondo, dato che sono spesso associati a diverse e gravi patologie. In un articolo pubblicato sulla rivista PlosONE, il team di ricerca del Centro Piaggio dell'Università di Pisa guidato dalla professoressa Arti Ahluwalia - in collaborazione con l'Università di Padova e l'Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa - propone un modo per studiare le patologie connesse all'obesità che si è rivelato particolarmente efficace proprio perché basato su uno studio attento dell'organismo umano, le cui funzioni vengono riprodotte da tessuti ingegnerizzati.

"Fino ad oggi - spiega Arti Ahluwalia, direttrice del Centro Piaggio - l'uso di modelli animali per lo studio di disturbi metabolici era l'unico metodo esistente. Ma è un metodo con dei limiti perché l'obesità è un disturbo prettamente umano, e dipende dalla dieta e dallo stile di vita e questo è difficilmente riproducibile negli animali, che raramente mangiano più del necessario". I ricercatori del Centro Piaggio hanno quindi sviluppato un sistema in-vitro composto da più tessuti (grasso, fegato e tessuto vascolare) connessi tramite canali microfluidici per studiare l'insorgere di danni vascolari e segni di infiammazione sistemica legati all'aumento di tessuto adiposo fino a quantità che corrispondono nell'uomo a sovrappeso e obesità. Il risultato osservato - scrive l'Ateneo - è stato che i danni ai tessuti aumentano in modo proporzionale alla quantità di grasso, il che apre la strada per comprendere i meccanismi cellulari che sottendono la risposta dei tessuti all'eccesso di nutrizione.

"Da molti anni ormai - conclude la professoressa Ahluwalia - il Centro Piaggio dell'Università di Pisa è all'avanguardia nello studio di alternative alla sperimentazione animale. Non è una scelta dettata dall'ideologia, ma dall'evidenza sperimentale e dal progresso scientifico, che ci dicono che questa è una strada migliore per avere modelli sempre più precisi dei sistemi biologici, migliorando quindi al contempo le condizioni dell'uomo e degli animali, e approfondendo le nostre conoscenze su come funziona il nostro corpo".

L'applicazione della metodologia in vitro come alternativa alla sperimentazione animale è possibile grazie da una importante scoperta fatta dalla professoressa Ahluwalia e pubblicata lo scorso anno su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature. In questo studio infatti si dimostrava che è possibile applicare a cellule e tessuti coltivati in-vitro le medesime leggi universali dette 'allometriche' che regolano il metabolismo di tutti gli esseri viventi, piante e animali.  [email protected]