Milano, 8 agosto 2017 - La matematica può essere dolce come il miele: lo sanno bene le api, che oltre a "contare" fino a quattro, sono perfino capaci di comprendere il concetto astratto di "zero". Lo dimostra un esperimento condotto in Australia dai biologi del Royal Melbourne Institute of Technology (Rmit): i risultati sono stati presentati in Portogallo alla conferenza internazionale di etologia Behaviour 2017, come riporta il sito della rivista New Scientist. Spesso trascurate per le ridotte dimensioni del loro cervello, le api hanno in realtà un sorprendente feeling con i numeri: un primo indizio era stato raccolto già nel 2008, quando un altro gruppo di ricerca australiano dell'Università del Queensland era riuscito ad addestrarle a contare fino a quattro. Il gruppo di biologi del Rmit coordinato da Scarlett Howard, invece, si è spinto ancora oltre. Innanzitutto ha insegnato alle api a distinguere fra due numeri, rappresentati da sagome poste su due piattaforme: dopo vari tentativi, le api hanno imparato ad atterrare sulla piattaforma con un numero minore di sagome (dove era stato posto dello zucchero) evitando invece la piattaforma con più sagome (resa amara da un pò di chinino). Sottoposti a test alla fine dell'addestramento, gli insetti hanno dimostrato di saper riconoscere il numero più piccolo fra due nell'80% dei casi.
Nella seconda parte dell'esperimento, le api sono state poste davanti a due piattaforme su cui erano state poste alcune sagome oppure nessuna (a rappresentare il concetto di zero). Anche in questo caso, gli insetti hanno preferito atterrare sulla piattaforma vuota, riconoscendo che rappresentava una quantità più piccola di quella raffigurata sull'altra piattaforma. Qualche indecisione l'hanno mostrata solo quando lo zero era confrontato con numeri molto bassi (quando cioè sull'altra piattaforma erano presenti poche sagome, due o tre): ciò rafforza l'ipotesi che le api riconoscano lo zero come una quantità, al pari degli altri numeri. Un concetto astratto che non è poi così semplice, e che finora si pensava fosse alla portata solo degli umani e di pochi altri animali, come alcuni primati. Per contatti con la nostra redazione: [email protected]