Sabato 5 Ottobre 2024
PIERO DEGLI ANTONI
Archivio

Topo Gigio eroe dei Due Mondi

Il racconto di Maria Perego: "In America ora diventa elettronico". Ad animarlo sarà la motion capture di un mimo, non le mani

Topo Gigio

Topo Gigio

Milano, 7 marzo 2016 - CHI l’avrebbe mai detto che un pupazzo sarebbe diventato una delle nostre più grandi star da esportazione? Era il 1959 quando Maria Perego inventò Topo Gigio. E fu subito successo.

Lei ha sempre detto che Topo Gigio non è nato all’improvviso. Cosa intende?

«Per me tutto è iniziato con l’interesse per il teatro di figura, poi è venuta la ricerca di quali testi fossero adatti per un pupazzo, poi l’intuizione che i pupazzi tradizionali non andavano bene per la tv, serviva il movimento. Un giorno nella vetrina di un barbiere ho visto un alberello di un materiale particolare: ecco quello che ci voleva! Era il moltoprene. Ho girato tutta la Brianza finché ho trovato chi lo fabbricava. Era un materiale piacevolissimo, pieno di puntini luminosi che riflettevano la luce, molto ben lavorabile. Ho poi studiato i meccanismi per muoverlo, cosa che con gli altri pupazzi non si poteva fare, e li ho brevettati. I suoi movimenti erano così verosimili da poter interagire con gli umani. Lo racconto con tutte le foto del caso nel mio libro “Io e Topo Gigio”».

Perché ha scelto proprio un topo?

«Per non sfalsare troppo le misure. Inoltre un gatto, per esempio, non avrebbe potuto essere umanizzato, avrebbe dovuto conservare movenze feline. Gigio invece non si sa se sia un topo o un bambino».

E perché Gigio?

«Risale ai tempi di quando io con la mia famiglia eravamo sfollati nella campagna veneta. Ricordo questa governante che si affacciava dal balcone per chiamare i bambini e gridava: Gigio! Gigio!»

Topo Gigio ha avuto un grande successo all’estero, forse addirittura più che in Italia. Qual è il motivo di un’accoglienza trionfale così planetaria?

«Diciamo che Gigio ha avuto più esposizione all’estero che da noi. Pensi che all’Ed Sullivan Show siamo andati 94 volte! Ed Sullivan non ha mai avuto un rapporto con uno dei suoi ospiti così lungo e duraturo come con Gigio. Gigio ha successo per il suo candore, per la fiducia che trasmette. Sa che ognuno di noi è inadeguato di fronte alla realtà e cerca di farcela accettare. Con il suo ottimismo incoraggia la gente».

Come ha fatto Gigio ad arrivare fino in America?

«Un manager francese l’aveva visto e lo aveva portato a uno spettacolo a Londra. In teatro c’era il grande capo dell’Itv, la tv inglese. Con lui siamo entrati nel mondo anglosassone. Lì ci ha visto Ed Sullivan, ed è partito tutto».

Anche Walt Disney era un vostro grande ammiratore...

«Non l’ho conosciuto, quando sono andata in America era già malato. Mi mandò un biglietto molto affettuoso, pieno di complimenti. Alla fine però aggiunse che non temeva che gli facessimo concorrenza perché, disse, gli italiani non coltivano mai i loro talenti».

La miglior spalla che Topo Gigio abbia mai avuto?

«Senz’altro Cino Tortorella. Un uomo pieno di idee, affettuoso con i compagni di lavoro, generoso, purtroppo maltrattato dai produttori».

Topo Gigio ha lavorato anche con la Carrà.

«Certo non fu lei a chiamarlo. Deve tener presente che Topo Gigio occupa la scena, chiunque può solo fargli da spalla. È ingombrante».

Dai suoi pupazzi animati dalle mani dell’uomo oggi siamo passati a quelli elettronici. Nostalgia?

«Il mondo va avanti, non possiamo fermarlo. Per il film che stiamo preparando con gli americani abbiamo provato la motion capture, cioè un mimo si muove con dei sensori che trasmettono il movimento al pupazzo. Però non ci siamo ancora. Lo stesso Gigio ci scherza. Ora che è elettronico sa cosa dice? “Adesso ho anche un lato B”».

Topo Gigio era nato per i più giovani, per la leggendaria Tv dei ragazzi. Oggi la tv dei ragazzi non esiste più, o almeno è molto cambiata. Che ne pensa?

«Siamo in un mondo diverso. Quando ho cominciato io, i bambini correvano davanti alla tv, oggi corrono davanti al pc e ai videogiochi. Invece che con Gigio si confrontano con i mostri. È inutile criticare, casomai tocca ai genitori e alla scuola avvicinare i bambini alla lettura, spiegargli che con un libro di Salgari si possono divertire alla stessa maniera».

Lei cosa leggeva da piccola?

«Di tutto. Victor Hugo come D’Annunzio. Andavo nella biblioteca di papà e sceglievo quello che volevo. Leggendo un libro mi sentivo grande. Papà trasformava i libri in spettacoli di burattini, metteva in scena anche i libretti d’opera. Papà era ferroviere, in un ruolo importante, ma era antifascista e man mano venne degradato nelle sue funzioni. A casa nostra si riuniva un piccolo cenacolo di antifascisti dove si discuteva soprattutto di Gobetti».

Lei è sempre rimasta dietro le quinte, sempre in ombra. Non è mai stata, diciamo così, gelosa di Topo Gigio che invece ha sempre su di sé la luce dei riflettori?

«Ho fatto anche l’attrice, ma non sono portata per il palco. Non ho mai avuto smanie di protagonismo. Avevo ambizione, ma per lui: volevo che Topo Gigio arrivasse il più in alto possibile».