Giovedì 21 Novembre 2024

'The Post', Steven Spielberg e la libertà di stampa

Interpretato da Tom Hanks e Meryl Streep, 'The Post' racconta una delle indagini giornalistiche più importanti nella storia degli USA. Esce l'1 febbraio: ecco trailer e info

Meryl Streep e Tom Hanks in 'The Post' – Foto: Niko Tavernise/20th Century Fox

Meryl Streep e Tom Hanks in 'The Post' – Foto: Niko Tavernise/20th Century Fox

Quanto è importante la libertà di stampa e quanto può costare difenderla? La risposta arriverà giovedì 1 febbraio, quando uscirà nelle sale cinematografiche italiane 'The Post', il film con il quale Steven Spielberg, Tom Hanks e Meryl Streep prendono posizione contro chi vuole ridurre il campo d'azione dei giornalisti. Ecco tutto ciò che possiamo dire per preparare la visione. THE POST: COS'È 'The Post' è un film che racconta fatti realmente accaduti mescolando thriller e dramma. Il piglio è quello di un reportage di forte impegno politico, schierato apertamente in favore del diritto alla libertà di informare ed essere informati. LA TRAMA Nel 1971 il New York Times rivela l'esistenza di un dossier segreto che dimostra la cattiva condotta di quattro amministrazioni presidenziali riguardo la politica estera sul Vietnam. In un secondo tempo, il Washington Post rilancia la questione, grazie al coraggio del direttore (Tom Hanks) e dell'editore, prima donna alla guida di un prestigioso giornale (Meryl Streep). L'operazione è però temeraria, perché in ballo ci sono il potenziale fallimento del quotidiano e la carriera dei suoi redattori. È infatti lo stesso presidente degli Stati Uniti a tentare di zittire lo scandalo. IL TRAILER LA STORIA VERA Il film 'The Post' racconta una parte di una storia più ampia, realmente accaduta negli Stati Uniti. Proviamo a riassumerla: tutto comincia nel 1967, quando l'allora segretario della difesa Robert McNamara commissiona la redazione di un dossier segreto riguardante le strategie e i rapporti degli Stati Uniti con il Vietnam negli anni 1945-1967. L'intenzione di McNamara è di consegnare le 7000 pagine dei cosiddetti Pentagon Papers all'amico Robert Kennedy, che in quel periodo stava pensando di candidarsi alla presidenza (verrà ucciso nel 1968). I documenti dimostrano che quattro amministrazioni, da Truman a Johnson, hanno mentito all'opinione pubblica riguardo le loro intenzioni in relazione al Vietnam e che, a differenza di quanto dichiarato ai cittadini, è sempre esistita una strategia per espandere le operazioni belliche. Quando il New York Times e il Washingon Post iniziano la pubblicazione dei documenti, il presidente Nixon cerca di impedirlo. Il ricorso alla Corte Suprema sancisce il diritto alla libertà di stampa: di conseguenza Nixon adotta strategie più fumose nel tentativo di fermare la fuga di notizie. Tra le iniziative in questione ci sono anche i controlli illegali nei confronti del Partito Democratico, che successivamente portano allo scandalo Watergate e all'impeachment di Nixon. DA UN FILM ALL'ALTRO L'ultima inquadratura di 'The Post' richiama esplicitamente la prima inquadratura del film 'Tutti gli uomini del presidente' (Alan Pakula, 1976), nel quale Dustin Hoffman e Robert Redford interpretano i due giornalisti che portarono in luce lo scandalo Watergate. BISOGNA FARE IN FRETTA La battaglia fra la massima carica degli Stai Uniti e i giornalisti è tornata di grande attualità da quando Donald Trump ha partecipato alla campagna per diventare presidente e poi l'ha vinta. Per non perdere l'occasione, il regista Steven Spielberg ha interrotto la lavorazione del film 'The Kidnapping of Edgardo Mortara' e si è gettato anima e corpo su 'The Post', allo scopo di farlo uscire nelle sale il prima possibile e di battere il ferro caldo della libertà di stampa e del femminismo (con la prima donna alla guida di un prestigioso quotidiano). IL PARERE DI CHI L'HA VISTO Pubblico e critica statunitensi hanno accolto in modo più che positivo 'The Post', applaudendo l'impegno politico sotteso al film e la performance del cast, in modo particolare di Meryl Streep (che tra l'altro ha conquistato la sua ventunesima nomination all'Oscar). Ha convinto anche la capacità di Steven Spielberg di evitare di rendere scontata una trama dal finale noto, mettendo invece sotto i riflettori la tensione e il dubbio di fronte a decisioni che, quando le si prende, non offrono la garanzia di portare a buoni risultati. Soprattutto nella seconda parte del film, però, emerge una certa retorica che ha infastidito alcuni spettatori. Leggi anche: - Oscar 2018: Casey Affleck accusato di molestie, non consegnerà il premio - Octavia Spencer: “Jessica Chastain ha fatto aumentare il mio salario” - Meryl Streep sarà nella stagione 2 di Big Little Lies