È ORMAI ACQUISITO che lo sviluppo di abilità motorie di base fin da bambini rappresenta una risorsa culturale, il cui contributo assume un valore formativo che si connette a quello delle altre discipline nel favorire i processi di apprendimento, maturazione della personalità, socializzazione e crescita come soggetti attivi. Le Linee guida dell’UE sulle «Azioni politiche raccomandate nel quadro del sostegno di un’attività fisica favorevole alla salute» (Gruppo di lavoro dell’UE su «Sport e salute»), come evidenzia la Commissione europea/EACEA/Eurydice Educazione fisica e sport a scuola in Europa, hanno rilevato la necessità di incrementare l’attività fisica tra i giovani e i giovanissimi, in considerazione della concomitante diffusione di stili di vita sedentari e dell’obesità. Secondo queste linee guida fino all’80% dei ragazzi in età scolare fa attività fisica esclusivamente a scuola, mentre dovrebbe praticarla almeno in forma moderata un’ora al giorno. Lo stesso orario assegnato all’educazione fisica, confrontato con quello rivolto ad altre materie in fase di scuola primaria e secondaria, è giudicato ancora relativamente basso, rappresentando meno del 10% dell’orario di insegnamento totale o circa il 10% delle ore destinate alla matematica.
Più sport a scuola e vince la vita, recitano certi inviti all’attività motoria. Il problema che si pone è il modo di attuazione dello sport in ambito scolastico. Nell’infanzia si dovrà proporre il gioco nelle sue molteplici forme per favorire la piena integrazione tra bambini appartenenti a culture diverse, la socializzazione, l’acquisizione di un corretto stile di vita nell’ottica della formazione integrale, sperimentando in maniera semplificata e progressivamente sempre più complessa, diverse gestualità tecniche che aiutino il bambino a socializzare e ad orientarsi nel mondo circostante, consentendogli di provare, scoprire, sperimentare.
VALORE FORMATIVO Imparare a muovere e coordinare il corpo aiuta tutti i processi di apprendimento oltre a favorire la socializzazione
La scuola primaria rappresenta invece l’ambiente più propizio per l’avvio alla vera e propria attività motoria, fisica e sportiva, che però spesso incontra una limitazione rappresentata dall’assenza di personale docente specializzato e di ambienti idonei. Vi si deve intraprendere il cosiddetto giocosport, trasmettendo il piacere di superare nuovi ostacoli, di adottare nuove strategie di movimento, contribuendo a costruire la propria autostima. È in questa fase che, oltre ad apposite attività motorie, confluiscono anche stili di vita corretti, la valorizzazione delle esperienze sportive extrascolastiche, una corretta condotta alimentare, l’informazione iniziale riguardante gli effetti negativi di sostanze che inducono dipendenza. Il ragazzo recepisce spesso in maniera sorprendente.
Nella scuola secondaria si suggeriscono giochi sugli schemi motori di base attraverso discipline diverse. È la fase in cui all’esterno dell’orario scolastico si avviano anche alcune esperienze di attività agonistica. Gli errori da evitare in questo periodo sono quelli di un’iniziativa agonistica precoce, di un tecnicismo esasperato in un’età in cui sarebbe raccomandabile preservare l’essenza del gioco; di una finalizzazione troppo pronunciata al risultato disattendendo le regole di una crescita equilibrata; di un criterio selettivo che favorisce anticipatamente taluni, comprimendo l’affermazione sportiva e il processo di socializzazione di altri, tenendo presente che il ragazzo non è tout court un adulto in erba, ma un’individualità a se stante con connotazioni complesse e diversificate sotto vari profili.