Mercoledì 27 Novembre 2024

Sindrome di Kawasaki, cos'è e quanto sappiamo sui legami col Covid

Si tratta di un'infiammazione acuta che colpisce il sistema cardiocircolatorio, vene a arteriole e nell’80% dei casi colpisce neonati e bambini under 5

Covid-19 e sindrome di Kawasali nei bambini, foto generica (Ansa)

Covid-19 e sindrome di Kawasali nei bambini, foto generica (Ansa)

Roma, 13 maggio 2020 - Un centinaio di bambini nello stato di New York sono affetti dalla rara e pericolosa sindrome infiammatoria, simile alla sindrome di Kawasaki, che si pensa sia collegata al virus Covid-19. Lo ha reso noto il governatore Andrew Cuomo che ha parlato di almeno tre bimbi morti, rispettivamente di 5, 7 e 18 anni. Metà dei casi riguarda minori tra i 5 e i 14 anni. Ma cos'è questa sindrome misteriosa e perché attacca proprio i bambini? Anche in Italia nelle ultime settimane si sono osservati casi di bambini affetti da malattia di Kawasaki risultati positivi al tampone per SARS-COV-2 a Bergamo, Genova, Roma e in altre città.

Cos'è la sindrome di Kawasaki: sintomi

La malattia di Kawasaki è una infiammazione acuta che colpisce segmenti dell'apparato cardiocircolatorio, vene a arteriole di medio piccolo calibro di tutti i distretti dell’organismo. Si definisce malattia rara, nell’80% dei casi colpisce neonati e bambini di età inferiore ai 5 anni, caratterizzata da febbre per più di cinque giorni, associata a quattro o più dei seguenti segni: arrossamento della congiuntiva dell'occhio bilaterale, alterazioni dell'aspetto delle labbra e della mucosa della bocca, anomalie delle mani e nei piedi, arrossamenti (rash) della cute e ingrossamento dei linfonodi della nuca.

All’esordio è spesso difficile sospettare la malattia. La complicanza infantile più temibile e rara è rappresentata dall'aneurisma delle coronarie, la cui incidenza viene ridotta dal 15-25% a meno del 5%, quando i pazienti sono trattati con immunoglobuline entro il decimo giorno dall’esordio della febbre.

La durata della malattia oscilla fra le quattro settimane e i tre mesi ma, a causa delle complicazioni vascolari, potrebbe essere necessario monitorare le condizioni cardiache del paziente anche negli anni a seguire.

La malattia e il Covid-19

I bambini in questo periodo sono relativamente fortunati, riferiscono i medici, perchè quelli che si ammalano di  Covid fortunatamente presentano forme che si attenuano da sole, senza dover ricorrere alla terapia intensiva. Inoltre la contagiosità del SARS-COV 2 in età pediatrica deve essere attentamente valutata perché negli ultimi due mesi i bambini hanno interrotto la frequenza scolastica e sono stati isolati dal resto della classe. Questo ha fatto diminuire drasticamente i contagi di tutte le malattie infettive, ma bisognerà valutare attentamente la diffusione del virus nel momento in cui si allenteranno queste misure protettive. Nei bambini il Covid-19 compare spesso sotto forma asintomatica o con una sintomatologia lieve, senza sviluppare i segni della malattia di Kawasaki.

Quindi, i bambini in genere non si ammalano o sviluppano sintomatologie lievi. Il problema è se presentano febbre di origine sconosciuta (FUO, Fever of Unknown Origin) che è caratterizzata da rialzo della temperatura corporea al di sopra di 37,9°C , fernomeno che può persistere per settimane senza un’apparente spiegazione. Tra le cause, oltre alle infezioni in generale, anche le malattie autoimmuni con componente infiammatoria acuta, tra cui appunto la malattia di Kawasaki, ecco perchè si parla di una relazione tra il Coronavirus e questa infiammazione, praticamente come negli adulti si assiste a una infiammazione a livello dei capillari dei polmoni.

La febbre nei bambini è sempre un motivo di allarme per i genitori. Sebbene sia una condizione molto comune in età pediatrica e, nella maggior parte dei casi abbia una causa facilmente riconoscibile, come le infezioni respiratorie o intestinali, nel 20% dei casi la febbre va avanti senza apparente spiegazione. Sono questi i casi più complessi, quelli che richiedono un intervento tempestivo: febbri periodiche o ricorrenti possono essere la spia di malattie autoinfiammatorie o autoimmuni.