Ancora una volta un’autorità importante dice che la speranza sono i giovani. Il Presidente Mattarella lo ha fatto bene, citando il grande scrittore cattolico Bernanos, aprendo l’Anno Accademico a Macerata. Già lo fece, con toni intensi, Mario Draghi aprendo il Meeting di Rimini tre mesi fa. Quindi uno potrebbe pensare: beh, se la massima autorità politica del Paese tiene così tanto ai giovani e anche un alto esponente della finanza internazionale ci tiene, siamo a cavallo, questa è una stagione propizia per i nostri figli. E invece no, proprio no. Le cose, specie da noi, non sono rosee per nulla per i ventenni.
È la loro generazione che pagherà lo sconquasso economico provocato dal virus cinese, tanto che esiste un documento firmato da eminenti personalità mondiali che richiama l’attenzione a non far pagare il costo del Covid ai giovani del pianeta. Di certo, da noi lo stanno già pagando. I contratti a termine che sono saltati o stanno saltando in molti settori interessano lavoratori giovani e studenti lavoratori, la paralisi dell’economia rende più difficile le entrate nel mondo del lavoro dei più giovani.
Così come per beghe politiche salta il voto ai diciottenni per il Senato.
La situazione sta tarpando le ali a loro, anche per l’esperienza tra grottesco e mesto del fare scuola e università in questo modo, estremo segno di crisi educativa, o l’accanimento sui giovani e i loro ritrovi come se fossero untori. Al proposito, resta strano da capire perché, se tanto si tiene ai giovani, non si chiudevano le discoteche quando la droga in quei luoghi spesso rovinava salute e vita di tanti e invece si è stati ferrei per questo virus. Interessano davvero i giovani o altro? Molti di loro si chiedono perché il trattamento di cassa integrazione o d’aiuto, chiamiamolo cosí, alle partite Iva non abbiano privilegiato fasce di età più giovani. O perché si vuole dare l’idea che il virus circoli meglio dopo mezzanotte, chiudendo locali o stringendo cinema e teatri in una morsa di regolamenti a cui sfuggono ad esempio gli aerei della compagnia nazionale. Senza contare i dati impietosi di Istat sul calo della popolazione giovane nel Paese, a cui non è vero che rimediano gli immigrati. Insomma, se il Presidente si aspetta, come ripete, una ripresa del Paese come nel dopoguerra, tenga conto, come sa bene, che allora c’erano piú giovani e si puntò su di loro. Non solo a parole.