Nel corso del primo secolo a.C. lo storico Dionigi d'Alicarnasso aveva più di una ragione di esaltare la potenza di Roma e del suo impero. Ma i motivi del suo entusiasmo non stavano nell'estensione o nella potenza militare dell'urbe, bensì nell'eccellenza delle opere di ingegneria civile: le strade lastricate, le fognature e i grandi acquedotti. Proprio questi ultimi sono stati alla base dell'enorme sviluppo cittadino.
GLI ACQUEDOTTI HANNO PRODOTTO ROMA
Inizialmente, la città di Roma si approvvigionava d'acqua dal fiume Tevere e dalle fonti naturali circostanti. Quando però il numero degli abitanti è cresciuto esponenzialmente, raggiungendo le centinaia di migliaia, quelle che un tempo erano abbondanti risorse idriche sono diventate insufficienti. A peggiorare la situazione si aggiunsero due elementi: progressivamente il Tevere era andato inquinandosi, mentre le sorgenti interne alle mura procuravano acqua dal sapore sgradevole. La soluzione, che consentì nel III secolo d.C. di approvvigionare oltre un milione di persone, fu di costruire possenti acquedotti.
OPERE MAESTOSE
Il primo acquedotto cittadino risale al 312 a.C. Facciamo mente locale: si trattò di trovare una fonte d'acqua pulita, distante 16,5 chilometri, e di realizzare una serie di costruzioni che consentissero di portarla direttamente in città, mantenendo una leggera inclinazione così da favorire lo scorrimento grazie alla forza di gravità. Se era necessario si perforavano monti o si costruivano condotti sorretti da arcate, e l'intero progetto doveva essere studiato nei minimi dettagli proprio per garantire che l'inclinazione fosse costante.
UNDICI ACQUEDOTTI
Alla fine, nei primi anni del III secolo d.C., gli acquedotti romani raggiunsero il numero di undici: il più lungo percorreva 91 chilometri e forniva 2083 litri al secondo. Tutti insieme portavano acqua in alcune case private (quelle dei cittadini più privilegiati), ma soprattutto nelle circa 1300 fontane pubbliche, nelle 15 fontane monumentali e nelle 11 terme. L'approvvigionamento era tale da consentire l'allestimento delle naumachie, cioè gli spettacoli che mettevano in scena battaglie navali. Ancora oggi i resti degli antichi acquedotti romani sono uno spettacolo ammirato da legioni di turisti, e a ragione.
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Martedì 24 Dicembre 2024
ArchivioRoma, la meraviglia degli acquedotti romani