SE ERAVAMO un po’ giù, ci siamo sentite tutte, una volta almeno, la piccola fiammiferaia di Andersen. Fino a che, sempre dal profondo Nord dell’Europa, non arrivò quella vocina che faceva «Ecco sono qui», bum e un salto. La forza rivoluzionaria di una ragazzetta coi capelli rossi piena di lentiggini, la casacca rattoppata, asociale per vocazione, magica senza superpoteri se non quelli scaturiti dalla testardaggine di voler essere libera. Sarà per questo che Pippi Calzelunghe è ancora, settant’anni dopo la sua nascita, una icona femminile e femminista. Roba da donne, adulte o ragazzine fa lo stesso. Tutte l’abbiamo invidiata per quel suo essere sola, senza genitori fra i piedi che ti lisciano i capelli la mattina, stare giusto con un paio di amici, niente scuola e per il resto regalarsi una vita da inventare. E senza nemmeno uno straccio di senso di colpa.
CHE COMPIA settant’anni e sia sempre così gagliarda, significa che ha attraversato indenne le teste di tante generazioni, ma il perché è facile da capire: la libertà, l’anarchia, l’immaginazione sono e saranno sempre i cardini del mondo sognato. Pippi così vivace è nata dalla noia. La figlia di Astrid Lindgren (scrittrice scomparsa nel 2002) stava a letto con la polmonite e una volta chiese alla mamma di raccontarle la storia di Pippi Calzelunghe. Pippi chi? Pippi nessuno, era solo un’invenzione della bambina costretta a letto. La mamma sta al gioco e comincia a inventarsi storie su storie su questa “povera” straccioncella orfana di madre e col padre pirata dei sette mari che lei non vede mai ma sa che esiste. Ci vuole però ancora tanta noia perché la Lindgren, a sua volta a letto con una caviglia rotta, non si decida a raccogliere in un libro le avventure di Pippi.
Siamo nel 1945. Così nasce Pippi, in una villetta di legno colorata sull’isola di Villa Valle Colle, un cavallo bianco a pois (Zietto), una scimmietta (il signor Nillsson), calze lunghe e rattoppate, trecce all’insù, una coppia di amichetti che sono il suo pubblico e – delizia – un forziere pieno di monete d’oro regalo del babbo. Non manca niente per la vita ideale. Lindgren pubblica il libro in Svezia e da lì viene tradotto in 70 paesi per 140 milioni di copie vendute, si stima. Il successo globale deve ancora arrivare.
NEGLI ANNI ’70 il telefilm omonimo dà dimensioni reali al mondo di Pippilotta, e grazie a un casting perfetto, da allora la piccola interprete, l’attrice Inger Nillsson (oggi 56 anni), diventa il volto ufficiale di Pippi Calzelunghe. Mai nessuno è riuscito a sovrapporre altre sembianze alla ragazzina dai capelli rossi un po’ hippy (oggi diremmo “boho”), combattiva, irridente, libera pensatrice che racchiude in sé il germe della femminilità moderna nella smaliziata voglia di far dispetti. Adesso, per questo 70° compleanno, oltre al libro rieditato e a un altro racconto di Astrid Lindgren (“Lotta combinaguai”, ma è tutta un’altra faccenda) si aprono le porte della casa dell’autrice a Stoccolma. Ingresso vietato ai maggiori di 15 anni: restrizione assurda, perché a tutti piacerebbe entrare nel magico mondo di Pippi.