La data è di quelle da tramandare ai posteri: 6 aprile 1896 (lunedì dell'Angelo, 25 marzo per il calendario ortodosso, e comunque anniversario dell'indipendenza greca), ore 15.30: Re Giorgio I di Grecia, di origini danesi, avvia ufficialmente le Olimpiadi dell'era Moderna, davanti a 50.000 persone: "Dichiaro aperti i primi Giochi Olimpici internazionali di Atene. Lunga vita alla Nazione, lunga vita al popolo greco», le sue parole. La città è adornata a festa, con bandiere colorate, fiori e striscioni recanti le lettere OA - Olimpiadi ateniesi - e le date 776-1896 (rispettivamente gli anni dei primi Giochi: antichi e moderni). La giornata prestabilita per l'avvio delle Olimpiadi sarebbe in realtà quella di Pasqua, domenica 5 aprile 1896. Ma la pioggia battente consiglia di rimandare la grande festa al giorno dopo. I problemi non sono pochi e i Giochi costano: fondamentale si rivela l'intervento ("invocato" da una visita in loco del segretario generale, Timoleon Philemon, inviato dal principe ereditario Kostantin), di Georgios Averof, un magnate greco residente ad Alessandria d'Egitto, che versa con piacere nelle casse del CIO una cifra pari a quasi la metà della spesa complessiva (920.000 dracme, rispetto al totale di 2.252.000) e promette addirittura la mano della figlia al vincitore della maratona. Sarà ripagato con una statua eretta al centro dell'impianto principale.
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Nell'anno in cui inizia la Grande Guerra, invece, 1914, per la terza volta a Parigi, sempre alla Sorbona, si tiene il sesto congresso del Comitato Olimpico internazionale (a celebrare il 20esimo anniversario della fondazione), ed è un'edizione speciale, con dimostrazioni sportive, musica, e l'idea di stabilire regole definitive per i Giochi e soprattutto lanciare il "motivo" olimpico, con i cinque cerchi (ispirato dall'altare di Delfi, luogo dove a de Coubertin sovviene l'intuizione giusta, studiando antiche iscrizioni): blu, giallo, nero, verde, rosso, concatenati tra loro a simboleggiare la fratellanza sportiva. Sono già comparsi, una prima volta, nel 1913, nell'intestazione di una lettera scritta dallo stesso barone francese. Li aveva disegnati e colorati lui stesso. In quell'occasione spiega che i cinque anelli si riferiscono ai cinque Continenti abitati e che i sei colori (compreso il fondo bianco) sono quelli presenti nelle bandiere di tutto il mondo, all'epoca. Blu per l'Europa, giallo per l'Asia, nero per l'Africa, rosso per l'America, verde per l'Oceania. Anche se per alcuni storici il collegamento con i Continenti è pura invenzione: si tratterebbe solo dei colori primari...
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Quella olandese di Amsterdam 1928 è una tappa fondamentale nella storia dei Giochi e per due motivi: innanzitutto per l'opera di ripulitura del programma e riduzione della durata, segnali fondamentali per il futuro. L'altro merito risiede nell'introduzione dell’atletica femminile: qui è lo stesso barone de Coubertin a essere contrario, ritenendo "ridicolo e disdicevole", parole sue, quanto offerto negli stadi. In realtà la sua è da sempre una posizione un po' contraddittoria, sull'argomento, perché a certe condizioni comprende e giustifica perfettamente la presenza delle donne, nella ginnastica per esempio, o nella danza: "I tempi non sono ancora maturi, anche se in futuro fattori psicologici e sociali assicureranno la partecipazione delle donne ai Giochi". Importante il pensiero di Nicola Sbetti in Giochi di Potere: «La presenza delle donne nelle fabbriche nel corso della Grande Guerra aveva portato a una trasformazione nelle relazioni fra i generi.
Gli anni Venti videro anche l'inserimento dello sport nel movimento di liberazione dei costumi e dei diritti delle donne; sulla scia del Congresso internazionale delle femministe, svoltosi a Ginevra nel giugno del 1920, l'anno successivo Alice Milliat fondò la Fedération Sportive Féminine Internazionale, che nel 1922 organizzò i Jeux Olympiques Féminins. La Milliat, pioniera dello sport femminile, si scontrò duramente con il CIO e la Federazione Internazionale di Atletica (IAAF), ma il suo contributo fu fondamentale per l'ammissione sempre più massiccia delle donne ai Giochi Olimpici. Il movimento è pronto e vince la sua battaglia: di certo ne guadagnerà tutto l'olimpismo in sé; nessuno lo sa ancora, infatti, ma dieci anni prima, proprio in Olanda, esattamente il 26 aprile 1918, è nata una delle più grandi atlete di tutti i tempi, che illuminerà i Giochi di Londra '48: Fanny Blankers-Koen.