Bandiere della pace? Non pervenute. Solidarietà a mogli, fidanzate e figlie dalle attiviste di ‘Se non ora quando’? Zero. Musicisti da concertone del Primo Maggio attenti al sociale? Muti. Raccolta firme di intellettuali ‘de sinistra’ (copyright Giuliano Ferrara)? Nisba. Studenti pronti a scattare al primo brontolio di Greta Thunberg? Indifferenti. Di quei 18 poveri pescatori di Mazara del Vallo (Trapani) sequestrati il 1° settembre a 38 miglia dalle coste libiche, in acque internazionali, e da allora prigionieri nel carcere di El Kuefia, 15 chilometri a sud est di Bengasi (capitale della Cirenaica in mano al generale Khalīfa Belqāsim ḤAftar,77 anni), di quei 18, dicevo, non importa un fico secco a nessuno.
Non abbastanza chic per agitare i bobo (bourgeois bohémien) che abitano nelle ZTL italiane. Non abbastanza disperati per godere delle solidarietà del mare da parte degli equipaggi di Open Arms et similia, così solerti a dispensarla a chicchessia. Né hanno un sindacato o un partito di riferimento. Quindi, resta loro solo lo Stato.
Già, lo Stato.
Margaret Thatcher (1925-2013), primo ministro del Regno Unito dal 1979 al 1990, impiegò 73 giorni per vincere la guerra della Falkland (2 aprile-14 giugno 1982) e ridare la libertà a quei lontani connazionali, per lo più pescatori (appunto) e agricoltori, finiti prigionieri della dittatura argentina.
Ora… Le Falkland distano da Londra 12.755 chilometri. Roma dista da Bengasi 1.278. In 97 giorni (25 in più di quanti siano stati sufficienti alla Lady di ferro per sbrigare la faccenda) le famiglie dei 18 poveracci hanno provato di tutto per farsi ascoltare, compreso un picchetto davanti a Montecitorio. Inutilmente.
Gli onorevoli che - si tratti di Covid 19 o crisi economica - ripetono ogni sera come pappagallini al tg "Non lasceremo nessuno indietro", finora hanno fatto finta di niente. Sordi anche al suono delle sirene che si è levato sabato dai pescherecci ormeggiati nei porti grandi e piccoli d’Italia, l’unico gesto nazionale di solidarietà in oltre mesi. Nel corso dei quali i libici (che vorrebbero da Roma la liberazione di quattro scafisti incarcerati) hanno concesso un solo contatto telefonico: "Stiamo impazzendo, fateci uscire da qui", ha detto alla mamma, Rosetta Incargiola, 74 anni, il figlio Pietro. Come nel caso di Giulio Regeni (1988-2016), l’Italia è un’altra volta umiliata.
Quanto durerà ancora questa vergogna?