Brescia, 30 marzo 2018 - Una storia italiana. Affascinante e imprevedibile, come spesso capita di ascoltare aggirandosi per la provincia italiana. Protagonista di questa avventura è Luciano Sorlini scomparso nel 2015 all’età di novant’anni. Un uomo che nell’immediato dopoguerra ha saputo coniugare capacità imprenditoriali e creatività. E se la prima dote è assai diffusa fra le famiglie originarie delle terre comprese fra Bergamo e Brescia, un autentico rebus restano le ragioni che l’hanno spinto negli anni Settanta verso la pittura antica e in particolare quella veneziana del Settecento. Certo, gli affari della famiglia Sorlini, originaria della Valcamonica, sin dall’Ottocento si sono indirizzati verso un comparto più che mai florido, quello della lavorazione dei metalli. E la fine della Seconda Guerra ha ulteriormente garantito un futuro roseo all’impresa di famiglia grazie allo smaltimento dei materiali ferrosi e degli esplosivi disseminati sul territorio al termine del conflitto.
La ricchezza non è necessariamente accompagnata, come in questo caso, da nobili intenti, per quanto collezionare opere d’arte rappresenti pur sempre una forma di investimento in prospettiva redditizia. Come per ogni cosa, solo lo studio e la passione autentica consentono di evitare trappole e incidenti di percorso che possono causare cadute rovinose. L’indole da imprenditore, si può immaginare, ha indirizzato Luciano Sorlini che dagli anni Settanta ha arricchito la propria collezione e da sabato gran parte di queste opere si potranno ammirare al MarteS (www.museomartes.com) a Calvagese della Riviera nell’entroterra del lago di Garda.
Oltre 180 dipinti, databili tra il XIV e il XIX secolo, tra i quali spiccano capolavori del Tiepolo, Ricci, Guardi e Canaletto (guarda la gallery fotografica su www.quotidiano.net). In particolare percorrendo le sale del MarteS, il Museo d’arte Sorlini, si affronta un immaginario viaggio attraverso le arti figurative della Serenissima, essendo la collezione votata in particolare al Settecento veneziano. Un saldo buonsenso ha sempre accompagnato il collezionista: meglio capolavori di artisti poco conosciuti ma di grande spessore, soleva dire, piuttosto che puntare su opere minori di autori universalmente noti. La prima del MarteS è stata preceduta dall’apertura straordinaria in occasione delle Giornate del Fai. Un evento che ha portato centinaia di visitatori nelle sale del palazzo che è anche sede della Fondazione Luciano Sorlini, istituita nel 2000 e della quale è presidente Stefano Sorlini, uno dei tre figli di Luciano. Ed è anche questa comune passione per l’arte tramandata di padre in figlio che affascina chiunque si affacci in questo luogo. Non c’è sfarzo né ostentazione, ma si avverte il piacere di condividere un percorso che affonda le proprie radici nell’impareggiabile cultura italiana.