SottoMessi, con la maiuscola e senza. Tutti sotto Leo Messi, che da ieri anche agli occhi degli argentini ha raggiunto il più grande: gli mancava il mondiale per poter finalmente dire di essere all'altezza di Maradona, pur avendo vinto con i club molto di più del Pibe. Ma il rischio concreto era quello di risultare, agli occhi del mondo e soprattutto dei suoi tifosi, un fenomeno incompiuto. E invece c'è riuscito quasi come Maradona nel 1986, andando avanti 2-0, facendosi raggiungere e poi mettendo la firma sul 3-2 che sembrava bastare per la vittoria. 36 anni fa per Diego fu un assist pazzesco per Burruchaga, Leo si era limitato a segnare il gol della momentanea vittoria, con una doppietta eccezionale. Anche se ancora non bastava, ci volevano i rigori, dove Leo ha segnato il primo per i suoi, rispondendo subito a Mbappé.
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Teso era teso già da prima dell'epilogo thriller. Al momento di calciare il rigore che ha sbloccato la finale contro la Francia ha chiuso gli occhi, chissà a chi o a che cosa ha pensato, e poi ha tirato con calma, senza lasciare scampo a Lloris. Chissà che cosa pensava anche dopo, mentre tutti i compagni lo sommergevano nei festeggiamenti. Chissà che cosa ha pensato quando il suo destro ha mandato la palla oltre la linea nel supplementare. Chissà che cosa ha pensato segnando il primo rigore nel duello finale.
Di sicuro questo mondiale ha consacrato la Pulce, di sicuro a differenza del passato Messi non si è fatto schiacciare dal peso dell'eredità impossibile di Maradona. Sarà la maturità, sarà la consapevolezza che questa era davvero l'ultima chiamata mondiale, sarà che il suo ct ha costruito una squadra completa e l'ha saputa mettere al servizio del suo campione: qualunque sia la causa, stavolta Messi ce l'ha fatta. E non c'è bisogno di credere in forze superiori per non accorgersi dei numeri del destino: il rigore che ha sbloccato la finale mondiale in Qatar è arrivato dopo 23 minuti, quanti bastavano a Messi per diventare il giocatore con più minuti in campo nei mondiali (superato il record di Paolo Maldini a 2.217), mentre già al fischio d'inizio aveva staccato Lothar Matthaeus diventando l'unico giocatore con 26 presenze in una fase finale dei mondiali.
Ma i record non sarebbero bastati: molti li aveva già in bacheca, nessuno gli aveva permesso di uscire definitivamente dall'ombra del mito di Diego. Adesso, pur non essendo altissimo, l'ombra sul resto del mondo del calcio è tutta sua.